Calendario 8 Marzo Anno 2023/24 – Donne per la pace

Calendario 8 Marzo Anno 2023/24 – Donne per la pace


Lara Ghiglione (RESPONSABILE POLITICHE DI GENERE CGIL NAZIONALE)

Donne per la pace è un argomento fondamentale di cui parlare e scrivere in questo momento storico così complesso e drammatico.

Nonostante diversi studi, infatti, evidenzino come la presenza delle donne tra i negoziatori nei processi di pace, oltre ad essere un fatto di inclusione e democrazia, sia garanzia di migliori risultati e di una maggiore durata dell’accordo, continuiamo ad assistere ad una gestione tutta maschile delle trattative per ristabilire la condizione di pace in Ucraina e, conseguentemente, in tutto il pianeta.

Le parole di Fatima Gailani, una delle quattro donne ammesse ai colloqui di Doha per la pacificazione dell’Afghanistan fanno riflettere: «Le donne sono peacemaker “naturali” in casa, nella famiglia, nel villaggio.

Ignorarne il ruolo nel ventunesimo secolo, escluderle dalle negoziazioni è semplicemente sbagliato. Eppure, accade in molti Paesi musulmani così come nel cuore dell’Europa. Guardate invece ai progressi che negli ultimi anni ci sono stati in Africa grazie all’opera di peacekeaping delle donne».
La leadership femminile ha contribuito alla pace in Bangladesh, Georgia e Libano, ma solo il 13% degli accordi internazionali, siglati tra il 2001 e il 2019, hanno visto la presenza di donne nel ruolo di negoziatrici (dati UNWomen/Onu).

È innegabile come l’impegno contro la guerra e per il disarmo sia sempre stato connaturato al movimento delle donne, con le nostre lotte per l’emancipazione e per i diritti.
Basti pensare ad Anna Kuliscioff, Rosa Luxemburg e Maria Montessori; que st’ulti ma, autorevole pedagogista, approfondì molto il rapporto tra educazione e pace, evidenziando come essa non si debba intendere, genericamente, come la fine della guerra, ma come il trionfo della giustizia e dell’amore fra gli uomini; come la costruzione di un mondo migliore dove regna l’armonia (La pace e l’educazione, Ginevra,1932).

Non è quindi un caso se la risoluzione ONU 1325/2000 chiede, in maniera giuridicamente vincolante, che le donne siano coinvolte in modo adeguato e parita rio, a tutti i livelli, nella prevenzione dei conflitti, nei processi di pace e nella politica di sicurezza. La risoluzione chiede di incentivare la partecipazione delle donne alla promozione della pace, tenendo maggiormente conto della prospettiva di genere durante gli interventi umanitari, nelle fasi di ricostruzione, durante e dopo i conflitti violenti, e nella prevenzione.
Nel 2000 il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha quindi riconosciuto, per la prima volta, che donne e uomini hanno un diverso approccio alla guerra, che rende indispensabile la presenza delle donne nei percorsi di pacificazione.
Sono passati 22 anni e la narrazione dell’attuale guerra in Ucraina ci conferma che non è cambiato nulla e che, probabilmente, alcuni spazi sono ancora tutti da conquistare. Una conquista che possiamo perseguire a realizzare solo insieme.


Femminismo e pacifismo, un legame antico

ESECUTIVO DONNE FISAC CGIL NAZIONALE

Da ben oltre un secolo il movimento delle donne ha dato un contributo importante al movimento pacifista, ha tessuto rapporti, fondato associazioni, promosso manifestazioni. Alcune di queste donne sono state insignite del premio Nobel per la pace. Siamo consapevoli che la politica internazionale spesso condizioni la commissione, e la distribuzione dei premi ce lo conferma: 23 premi agli USA e 12 al Regno Unito, la metà di tutti i Nobel per la pace assegnati finora dal 1901.

Le donne premiate sono una rarità, solo 15, e le ricordiamo in questo calendario, pioniere e paladine della pace anche quando il mondo correva alla guerra.

La pace in Europa è in pericolo.
Il conflitto russo-ucraino non è il primo nel cuore dell’Europa dalla fine della II guerra mondiale: si vuole dimenticare la guerra nella ex Jugoslavia degli anni 90 del 900, preparata riattizzando antiche ruggini nella complessa regione dei Balcani, che culminò con il vergognoso bombardamento “umanitario” della NATO su Belgrado (2.300 attacchi aerei e 2.500 vittime civili). Allora, per la prima volta, l’Italia violò l’articolo 11 della Costituzione. Non possiamo continuare a ignorare la nostra Costituzione nè vogliamo rinunciare ad approfondire, a esercitare autonomia e spirito critico, sottraendoci alle tifoserie ed alle semplificazioni mediatiche sull’inevitabilità della guerra.

Non si ferma la corsa agli armamenti.
L’Italia nel 2021 aveva destinato oltre 25 mld di euro alle spese militari di cui 8,3 per nuovi armamenti. Un record per un paese che ripudia la guerra. Draghi (settembre 2021): «Ci dobbiamo dotare di una difesa molto più significativa e bisognerà spendere molto di più di quanto fatto finora», nel silenzio della stampa e con l’approvazione della stragrande maggioranza dei parlamentari. Era quindi già previsto un balzo del 20% in tre anni, ma non basterà perché l’impegno assunto verso la NATO (governo Renzi 2014) prevede di raggiungere il 2% del PIL. Siamo a oltre 26 miliardi di euro di spesa militare nel 2022, mentre al riequilibrio delle disuguaglianze di genere sono destinati soltanto 4,6 miliardi di euro in due anni, se arriveranno i fondi PNRR.

Stiamo violando inoltre la legge 85/1990, che proibisce all’Italia di fornire armi a paesi belligeranti. Abbiamo addirittura messo il segreto su quante e quali armi stiamo inviando (unico paese in Europa). Ai cittadini italiani è vietato per legge arruolarsi come mercenari (art. 244 CP), ma la stampa li esalta.
Disattendiamo le leggi che fanno dell’Italia una Repubblica pacifista.
In questo fosco scenarionoi donne abbiamo un compito importante: sostenere con tutta la nostra voce la necessità della risoluzione dei conflitti non con le bombe, ma usando le armi della democrazia e della trattativa.
Possiamo fare molto con un’altra arma pacifica, un’arma potente che hanno sempre cercato di togliere alle donne: la parola.
Una voce pacifista che dica ai paesi belligeranti: fermatevi, parlatevi, la trattativa è possibile, fermiamo il suicidio dell’Europa, che potrebbe essere non solo economico se altri Stati entreranno palesemente in guerra.
Raccogliendo l’esempio lungo un secolo delle donne del movimento pacifista e femminista continueremo la nostra guerra senza armi per la pace, per il disarmo, per il superamento delle disuguaglianze, contro il patriarcato oppressore e guerrafondaio.

IO IN QUANTO DONNA NON HO PATRIA. IN QUANTO DONNA, LA MIA PATRIA È IL MONDO INTERO

(Virginia Woolf)

 


Se non hai ricevuto, o desideri una copia del calendario, puoi richiederla alla tua rappresentanza sindacale aziendale.

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