Maggio di piazza: si parte da Bologna

Oggi la prima della tre manifestazioni indette da Cgil, Cisl, Uil per ottenere un cambiamento delle politiche economiche, sociali e occupazionali.

da: www.collettiva.it

Oggi, 6 maggio, a Bologna si tiene la prima della tre manifestazioni indette da Cgil, Cisl, Uil “Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti”. Una mobilitazione organizzata unitariamente per ottenere un cambiamento delle politiche economiche, sociali e occupazionali, che proseguirà il 13 maggio a Milano e il 20 maggio a Napoli.

Appuntamento alle ore 10.30 in piazza Maggiore, dove dal palco si alterneranno gli interventi dei lavoratori, dei pensionati e dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, PierPaolo Bombardieri.


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6 mag 2023 - Maggio di piazza: si parte da Bologna

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La mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil parte questa mattina a Piazza Maggiore. Prossime tappe Milano il 13 e Napoli il 20. Le parole di Massimo Bussandri, segretario generale della Cgil Emilia-Romagna

Tutto è pronto per la manifestazione di Bologna, che questa mattina (6 maggio) apre la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil. La macchina organizzativa è a pieni giri, “Piazza Maggiore sarà piena”. Non ha dubbi il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna, Massimo Bussandri. Sono troppe le domande senza risposta che arrivano da lavoratori e pensionati, esposti a mesi di crisi e inflazione che ha eroso ancora la loro capacità di tenuta.

Sanità, scuola, soprattutto nel quadro dell’autonomia differenziata, qualità del lavoro sono tra le priorità, anche in Emilia-Romagna, da portare in piazza. “Il disegno di autonomia differenziata rischia di mettere in difficoltà, oltre alla sanità, il sistema di istruzione – spiega Bussandri –. La scuola non sarà più in grado di assicurare una formazione alta, ma diventerà un incubatore di soldatini del lavoro alla mercé delle esigenze della parte datoriale. Perché l’idea di lasciare a ogni territorio la propria autonomia si declina in una totale subordinazione alle esigenze del mercato e delle imprese”.

Altro tassello fondamentale, “la sfida da vincere sulla qualità del lavoro. Perché persino qui in Emilia-Romagna, negli ultimi anni – aspettando i dati del mercato del lavoro del 2022 che saranno disponibili tra un mese – la ripresa post pandemia è stata spesso fondata sul ricorso al lavoro precario. L’altra priorità è la carenza di lavoratori stagionali che è alla base dell’altra grande sfida di questi anni: a fronte dell’invecchiamento della popolazione, si affronti la questione dei flussi migratori. Come tavolo del Patto per il Lavoro, quindi in accordo con le istituzioni del territorio, abbiamo anche inviato al governo una richiesta formale perché allarghi il numero dei lavoratori previsti dal decreto flussi in Emilia-Romagna. Altrimenti pezzi importantissimi della nostra economia come l’agricoltura e il turismo andranno presto in difficoltà”.

Il segretario della Cgil regionale cita il Patto per il Lavoro, siglato in questi anni e diventato un baluardo di fronte agli sconvolgimenti della pandemia. “Il Patto per il Lavoro sta dando i suoi frutti in termini di tenuta della coesione sociale in questa regione e in termini di saldo occupazionale, di tenuta e di rilancio dell’occupazione. Il salto vero ora, ripeto, dobbiamo compierlo verso il lavoro di qualità. Non possiamo accontentarci della ripresa occupazionale seguita agli anni difficili dell’emergenza sanitaria, una ripresa soprattutto quantitativa, ma dobbiamo puntare su una ripresa qualitativa. Un intento condiviso anche con le istituzioni regionali e con le altre parti sociali di questo territorio. Il fatto di aver stretto un Patto per il Lavoro negli anni più difficili è stato fondamentale, determinante, non è stato indifferente rispetto alla tenuta sociale di questa regione che, dopo la Lombardia, è stata la più colpita dal Covid, in termini di morti e in quanto al rischio che le strutture sanitarie fossero travolte dall’emergenza”.

Altro versante “su cui siamo molto preoccupati è quello della sanità regionale. Il nostro Servizio sanitario regionale è a fortissima impronta pubblica e il fatto che prima si sia deciso di non rifinanziare le spese straordinarie sostenute per il Covid e ora, secondo le ultime scelte del governo, si sia deciso un sostanziale prosciugamento del fondo sanitario, anche nel rapporto con il Pil, sono tutte scelte che mettono in difficoltà chi, come l’Emilia-Romagna, ha investito sulla sanità pubblica. Questo è un tema di grande sensibilizzazione e mobilitazione delle persone che rappresentiamo, perché la sanità pubblica è, storicamente, uno dei grandi elementi di conquista della classe lavoratrice”.

Cuori e teste in piazza oggi. Ma anche nei territori colpiti dai disastri del maltempo che in molte parti della regione, anche nella stessa provincia di Bologna, hanno lasciato sul terreno vittime e sfollati. “Monitoriamo e seguiamo gli eventi. Ci sono stati danni e situazioni drammatiche a Bologna, in Romagna, nel territorio di Forlì Cesena. Purtroppo ci sono state vittime e sfollati. In questo momento si stanno effettuando le valutazioni per calcolare l’entità dei danni alle aziende, mentre c’è una situazione preoccupante in agricoltura, gli allagamenti nei campi rischiano di danneggiare le colture stagionali. Noi ci stiamo attivando perché, mentre i lavoratori dei settori industriali, nel caso di fermate produttive dovute ai danni, hanno la copertura degli ammortizzatori, i lavoratori agricoli rimangono scoperti. Abbiamo già allertato la Regione perché si trovi una soluzione a questo problema. Con i territori coinvolti valuteremo azioni di solidarietà e organizzeremo le raccolte fondi che si renderanno necessarie”.

“È indubitabile – dichiara Massimo Bussandri – che quello che è successo ci pone interrogativi pesanti sui cambiamenti climatici. La siccità, anche nella nostra regione, è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, esponendo il territorio a esplosioni climatiche di questo tipo. Con un suolo sempre più secco e arido, l’acqua scorre senza venire assorbita e si creano allagamenti e disastri”.

Precarietà, fisco, salari: le priorità di Landini

Rispondendo alle domande del Corriere della Sera, il segretario generale della Cgil contesta il decreto lavoro approvato dal governo e lancia un mese di mobilitazioni

“Quello del governo è un provvedimento una tantum, non c’è l’aumento delle detrazioni che avevamo chiesto per bilanciare il drenaggio fiscale causato dall’inflazione su salari e pensioni”, così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini intervistato dal Corriere della Sera.

Decreto lavoro: così non va

Spiega le ragioni per cui il decreto lavoro, licenziato dal consiglio dei ministri lo scorso Primo maggio, non va assolutamente nella direzione auspicata dai sindacati. “Ripeto: è un taglio per sei mesi. Quando domenica abbiamo incontrato il governo, lo abbiamo chiesto al ministro dell’Economia. E Giorgetti ci ha risposto che il provvedimento arriva fino a dicembre, senza prendere impegni per il dopo. Non è quello che vogliamo”.

Le priorità della Cgil

La piattaforma della Cgil “rivendica il superamento della precarietà; una riforma del fisco in direzione contraria a quella del governo; un contributo straordinario sui profitti; la riforma delle pensioni; il rinnovo dei contratti mentre il governo non ha messo un euro per i dipendenti pubblici; investimenti e assunzioni per sanità e scuola pubblica; il rafforzamento della sicurezza sul lavoro”.

Inps e Inail commissariamento ingiustificato

Per Landini l’improvviso commissariamento di Inps e Inail è “una forzatura sbagliata, pericolosa in una fase difficile per il Paese. Non si capisce l’urgenza di questa decisione a fronte di un lavoro positivo che è stato svolto dai vertici commissariati. Una scelta fatta tra l’altro senza un confronto preventivo con i sindacati, che rappresentano lavoratori e pensionati, azionisti di maggioranza di questi enti”.

Salari e precarietà: la vera emergenza

“Siamo il Paese che ha il livello di precarietà tra i più alti in Europa e che ha fatto meno investimenti su innovazione e qualità”, sottolinea Landini. “Veniamo da anni in cui ha prevalso la logica della riduzione dei diritti. I salari sono bassi anche perché abbiamo un fisco che grava sul lavoro e favorisce la rendita II sindacato ha dovuto confrontarsi con tutti questi processi. Ecco perché diciamo che il nuovo patto di cittadinanza è fondato su una riforma fiscale che ristabilisca equità, a differenza di quella del governo che ignora il principio di progressività e continua a penalizzare salari e pensioni”.

La forza del sindacato

Per il leader della Cgil oggi “c’è un grande bisogno di sindacato. Lo avverto tutte le volte che mi confronto con le persone, nelle assemblee e fuori, perché le condizioni di vita e le diseguaglianze stanno peggiorando in una maniera insopportabile. Per questo stiamo presentando piattaforme per il rinnovo dei contratti con richieste consistenti di aumento della retribuzione e siamo mobilitati su fisco, pensioni e precarietà”.

L’Europa sociale

La battaglia sociale esce dai confini italiani. “Per la prima volta dopo 15 anni – sottolinea Landini – tutti sindacati, e non solo, stanno sostenendo questa battaglia. Sono novità importanti. Così come le mobilitazioni in Spagna e nel Regno Unito. A fine mese, a Berlino, al congresso del sindacato europeo credo si debba discutere di come promuovere iniziative comuni su salari, fisco e stato sociale. C’è una dimensione europea dove il conflitto deve esprimersi”.

Maggio di lotta

“Per quanto ci riguarda – chiude il segretario generale della Cgil – quella di maggio è solo l’inizio di una mobilitazione cui, senza risposte del governo e delle imprese, perché da loro vogliamo il rinnovo dei contratti, dovremo dare continuità, senza escludere nulla”. Si va verso lo sciopero generale? “Lo decideremo insieme a Cisl e Uil sulla base di ciò che faranno il governo e le imprese”. 

Landini: ognuno faccia la propria parte

Si intensifica il percorso di assemblee nei luoghi di lavoro in vista della prima manifestazione di Cgil, Cisl e Uil, il 6 maggio a Bologna

Sabato 6 maggio a Bologna è in programma la prima grande manifestazione interregionale, organizzata da Cgil, Cisl e Uil, per cambiare le politiche del governo. Un appuntamento che interesserà le regioni del Centro Italia e al quale ne seguiranno altri due, uno per il Nord (Milano 13 maggio) e uno per il Sud (Napoli 20 maggio). Per preparare questo mese di mobilitazione i sindacati hanno avviato una fitta campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Ne abbiamo seguite due, in Umbria: la prima al magazzino Coop Centro Italia di Castiglione del Lago, la seconda alla Isa, azienda del settore legno di Bastia Umbra. Ad entrambe ha partecipato il segretario generale della Cgil nazionale, Maurizio Landini.

Mobilitazione Cgil, Cisl, Uil. Pagliaro (Inca): «Una società in sofferenza»

Il 6 maggio la prima piazza di protesta unitaria a Bologna. Il presidente del patronato ricorda la condizione del lavoro e dei salari che è alla base di questa decisione

Una società in sofferenza. Per la condizione del lavoro, dei salari. Una società che non paga il giusto ai lavoratori e alle lavoratrici. Per questo il punto di osservazione dell’Inca, che pratica la tutela individuale, più di tutti misura il disagio delle persone dovuto alla precarietà, al lavoro povero, all’inflazione che erode i salari. Se uniamo questo al rischio che non si riescano a utilizzare i soldi del Pnrr, capiamo quanto sia incerto il quadro che abbiamo di fronte.

Michele Pagliaro, presidente dell’Inca Cgil, riassume così, nella sua video dichiarazione a Collettiva, la situazione attuale, le ragioni alla base della mobilitazione decisa da Cgil, Cisl e Uil, delle tre giornate di manifestazione sabato 6 maggio a Bologna, sabato 13 a Milano e sabato 20 a Napoli.

Inca Cgil e Anpi uniti nella lotta

Il 3 maggio il patronato ha dedicato la giornata al tesseramento all’Associazione Partigiani dei propri funzionari e dirigenti nazionali. La parole di Michele Pagliaro e Martina Scheggi

Il 3 maggio il patronato della Cgil, l’Inca, ha dedicato la giornata al tesseramento all’Anpi dei propri funzionari e dirigenti nazionali, rinnovando e rafforzando l’intesa tra l’Istituto di assistenza e l’Associazione Partigiani. All’iniziativa, che aveva lo scopo pragmatico di permettere al personale dell’Inca nazionale di rinnovare le tessere, erano presenti, tra gli altri, il presidente del patronato, Michele Pagliaro, e la presidente della sezione Anpi “Adele Bei”, costituita all’interno della Cgil nazionale e delle sue categorie e collegati, Martina Scheggi. Poche sentite parole di Pagliaro e Scheggi sul senso della mattinata e sul legame profondo tra i due soggetti, hanno preceduto il momento del rinnovo delle tessere.

Michele Pagliaro: “Rinvigorire la partecipazione attiva”

Rinvigorire la partecipazione attiva in una fase estremamente complicata in cui le destre avanzano – ha detto Michele Pagliaro, spiegando il senso di questa iniziativa –. L’Anpi e l’Inca sono uniti nella lotta, tornata purtroppo attuale, in difesa della nostra Costituzione. La Costituzione nasce dalla Resistenza, l’Inca nasce da una straordinaria intuizione del padre della Cgil, Giuseppe Di Vittorio, che è stato anche uno dei padri costituenti. Proprio perseguendo l’attuazione della Carta alla cui stesura aveva partecipato, Di Vittorio fonda l’Istituto nazionale confederale di assistenza al fine di rendere esigibili, per tutti i cittadini, i diritti contenuti in Costituzione. Per questo – ha concluso il presidente dell’Inca – l’impegno antifascista della Cgil va coltivato proprio a partire dal suo gruppo dirigente”.

Martina Scheggi: “Ricostruire un tessuto antifascista nel nostro quotidiano”

“Ricostruire la memoria e rileggere l’attualità in chiave storica – dichiara Martina Scheggi, parlando dell’attività della sezione Anpi di cui è presidente –. In questo modo la sezione Adele Bei declina l’antifascismo ai giorni d’oggi. Per cercare di creare un tessuto fortemente antifascista nel nostro quotidiano. Spiegare perché oggi ha ancora un senso essere antifascisti, con azioni concrete, quali l’impegno a riprendere i luoghi occupati da gruppi di estrema destra – il caso più eclatante è il palazzo “sequestrato” ormai da anni da Casapound al centro di Roma –, impedire che vengano concessi spazi pubblici a organizzazioni di estrema destra, per iniziative e manifestazioni, e chiedere, a livello nazionale, che le organizzazioni che si richiamano al fascismo vengano sciolte”. 

 

 

 

 

 

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