Il 13 maggio di piazza a Milano

Milano chiama Italia

da: www.collettiva.it

Oggi la protesta unitaria dei sindacati fa tappa in città. Sabato prossimo, 20 maggio, ultima piazza a Napoli. Le parole di Alessandro Pagano, segretario generale della Cgil Lombardia.

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La mobilitazione di Cgil Cisl e Uil non si ferma. Prosegue ogni giorno con decine di assemblee sui luoghi di lavoro e poi, il sabato, fa la sua tappa in piazza. Dopo la straordinaria partecipazione di Bologna, rosso fuoco di bandiere sotto un sole cocente, con decine di migliaia di persone in Piazza Maggiore, oggi sarà Milano ad accogliere le cittadine e i cittadini che hanno risposto all’appello dei sindacati e protesteranno contro le scelte sbagliate del governo Meloni.

Difesa dei redditi e lotta alla precarietà

Ne abbiamo parlato con Alessandro Pagano, segretario generale della Cgil Lombardia, al centro di questa seconda giornata dedicata alle regioni del Nord. La piattaforma delle confederazioni è nazionale e da Udine a Siracusa ci sono priorità che non cambiano. Ma quali sono i temi più caldi nel Settentrione? “La prima necessità è quella di allineare i redditi. A Milano e in altre città le persone sono in sofferenza, c’è un disallineamento forte sul fronte delle retribuzioni. L’altro tema è il livello di precarietà che si è allargato e tenderà ad allargarsi ulteriormente”.

Alessandro Pagano ragiona a voce alta su una condizione di disagio che gli ultimi provvedimenti decisi dal governo non solo non contrastano, ma, se possibile, rendono esplosiva. “Gli ultimi provvedimenti vanno proprio nella direzione di sfruttare la dinamica di ripresa che c’è stata, penso a settori come il turismo, per offrire strumenti di flessibilità e precarietà crescenti. Insomma, il decreto Primo Maggio ha proprio quell’obiettivo: cogliere questa dinamica offrendo degli elementi ulteriori di precarizzazione del lavoro. Per noi questa è la prima preoccupazione. Ed è un fronte su cui vogliamo creare, dove possibile, un’azione di contrasto. Anche qui, alla fine, le priorità si confermano: difesa dei redditi e lotta contro la precarietà”.

Aumentano le disuguaglianze nel Paese

Non basta. In cima ai pensieri bui di questi tempi c’è pure “il tema di una progressiva privatizzazione ed esternalizzazione di servizi essenziali, a partire dalla sanità. Per noi questa è una vera emergenza. L’autonomia differenziata in questo senso offre un ulteriore terreno di privatizzazione e di esternalizzazione o quanto meno di separazione che è una delle ambizioni storiche della Lega e che ovviamente qui in Lombardia è penetrata come concetto anche a livello culturale. Mi posso permettere di dire che forse nelle regioni del Nord l’unico soggetto organizzato che si oppone concretamente a questo percorso è la Cgil. So perfettamente che non è un tema dentro alla piattaforma unitaria, ma per noi resta fondamentale. Anche perché dietro a questa idea si nasconde il tentativo di costruire un mercato del lavoro e un modello di sviluppo economico differenti, qui al Nord. Per noi questa è una ricetta assolutamente perdente e comunque è una ricetta divisiva che non può far altro che aumentare il livello di diseguaglianza che è già altissimo nel nostro Paese”.

Il problema della casa

A proposito di livello di disuguaglianza, in queste ore nelle quali è scoppiata la protesta degli studenti contro il caro affitti non possiamo dimenticare che Milano ha denunciato per prima il problema della casa. “Milano queste dinamiche le amplifica a mille – ci ha detto Alessandro Pagano – perché è una città che ha una marcia diversa. Per gli studenti qui la vita è nera, cercare una casa adeguatamente vicina al posto dove uno studia vuol dire avere una disponibilità di soldi altissima. Questo filtra, taglia la possibilità di esercitare il diritto allo studio, ammazza questa possibilità. Questa protesta è giusta, è sacrosanta, non nasce oggi, è un terreno su cui gli studenti a Milano e in tutta la Lombardia sono impegnati da tempo e noi da tempo li sosteniamo. Nella battaglia per il diritto alla casa, in quella per il diritto alla mobilità. Adesso la protesta si sta allargando. Molto bene. Non c’è niente di più vero di quando vedi i giovani che riconquistano la voglia e la passione a mobilitarsi, a contrastare, anche confliggendo, le tendenze di politiche che non tengono conto della loro esigenza. Quindi noi non solo salutiamo convintamente questa ripresa di mobilitazione, ma siamo pronti a sostenerla in tutti i modi in cui sarà necessario farlo. Sono buone notizie che i giovani abbiano ripreso la voglia di scegliere temi che li riguardano per avanzare richieste che siano sostenute anche dalla mobilitazione. Ovviamente saranno con noi in manifestazione stamattina, saranno i benvenuti e avranno adeguata visibilità”.

Prossima tappa, sabato 20 maggio, a Napoli


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13 mag 2023 - Milano chiama Italia


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Documento unitario CGIL, CISL e UIL

da: www.cgil.it

CGIL, CISL e UIL hanno deciso di avviare nei mesi di aprile e maggio una fase di mobilitazione unitaria con la realizzazione di una generalizzata campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori e con la convocazione di tre manifestazioni interregionali (Nord, Centro, Sud) che si svolgeranno a Bologna (6 maggio), Milano (13 maggio) e Napoli (20 maggio).

La mobilitazione intende sostenere le richieste unitarie avanzate da CGIL, CISL e UIL e dalle Categorie nei confronti del Governo e del Sistema delle Imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali, e concreti risultati in materia di:

  • Tutela dei redditi dall’inflazione ed aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati;
  • Riforma del fisco, con una forte riduzione del carico su lavoro e pensioni, maggiore tassazione degli extraprofitti e delle rendite finanziarie;
  • Potenziamento occupazionale e incremento dei finanziamenti al sistema sociosanitario pubblico per garantire il diritto universale alla salute e al sistema di istruzione e formazione, maggiore sostegno alla non autosufficienza;
  • Un mercato del lavoro inclusivo per dire no alla precarietà, orientato e garantito da investimenti, da un sistema di formazione permanente, da politiche attive, e da ammortizzatori sociali funzionali alla transizione;
  • Basta morti e infortuni sul lavoro, contrasto alle malattie professionali. Occorre ridare valore al lavoro, eliminare i subappalti a cascata e incontrollati, e portare avanti una lotta senza quartiere alle mafie e al caporalato;
  • Riforma del sistema previdenziale;
  • Politiche industriali e d’investimento condivise con il mondo del lavoro per negoziare una transizione ambientale sostenibile, sociale e digitale, realizzando un nuovo modello di sviluppo con particolare attenzione al Mezzogiorno e puntando alla piena occupazione.

Vogliamo coniugare il cambiamento del Paese e dell’Europa con il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani e delle donne che in questi anni, anche a causa della pandemia e della guerra, sono invece peggiorate sia in Italia che in Europa.

Cambiamento per noi significa anche mettere in campo le azioni necessarie a realizzare gli investimenti e le riforme previsti dal PNRR, rafforzando un modello di governance partecipata che veda l’azione congiunta di Governo, Regioni, Enti locali e Parti sociali, per attuare i progetti e per favorire la spesa effettiva ed efficace delle risorse previste; battersi per non tornare ai vincoli europei di bilancio prepandemici; contrastare le disuguaglianze con una riforma fiscale fondata sulla progressività costituzionale; puntare sul lavoro stabile e di qualità; rilanciare un nuovo ed esteso Stato Sociale; cogliere le sfide dell’innovazione, della riconversione verde, della valorizzazione della cultura e del turismo. Cambiamento significa che il Documento di Economia e Finanza (DEF), che il governo approverà nelle prossime settimane, indichi le scelte e le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e individui gli strumenti per superare una volta per tutte il precariato, adeguando gli organici ad una visione delle Pubbliche Amministrazioni che risponda alle necessità del Paese.

Andranno previsti, inoltre, investimenti sulla sanità, sulla scuola, sull’università e la ricerca, le risorse per una riforma strutturale delle pensioni, insieme a strumenti adeguati per favorire un’occupazione stabile e qualificata. Tutto ciò comporta relazioni sindacali forti e strutturate.

I provvedimenti che il Governo sta mettendo in campo in queste settimane non vanno in questa direzione né nel merito né per il metodo: le Organizzazioni Sindacali sono di fatto escluse da un confronto preventivo e vengono semplicemente informate delle decisioni di volta in volta assunte dal Consiglio dei Ministri.

Abbiamo scelto di dedicare la festa del 1° maggio 2023 ai 75 anni della nostra Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal fascismo e dal nazismo, perché vogliamo ottenere riforme capaci di applicare e attuare i valori ed i principi della Carta Costituzionale a partire dalla centralità del lavoro, della giustizia sociale e dell’unità del Paese.

Più in dettaglio indichiamo le proposte ed i cambiamenti che intendiamo sostenere con la mobilitazione nei luoghi di lavoro e nel Paese.

Salari e contratti
L’esplosione dei prezzi, dall’energia agli alimentari, il rialzo dei tassi dei mutui, la stagnazione dei salari negli ultimi 15 anni e le sempre maggiori difficoltà connesse a lavori discontinui o ad orario ridotto stanno generando una straordinaria emergenza per la tenuta dei redditi di lavoratori e pensionati. La redistribuzione della produttività è inadeguata anche nelle imprese che hanno alti profitti e i salari risentono negativamente anche di politiche aziendali volte al dumping contrattuale e a occultare gli utili eludendo o evadendo il fisco. I contratti collettivi nazionali di milioni di lavoratori tardano ad essere rinnovati, compresi quelli dei dipendenti pubblici. Il lavoro irregolare e precario, i tirocini extracurriculari, le false partite iva, la discontinuità lavorativa con contratti di breve durata e i part time involontari rendono povero anche chi lavora, colpendo in particolare giovani e donne. Va aperta una vertenza generale per l’aumento dei salari agendo sia sul piano della riduzione del carico fiscale e contributivo per i lavoratori sia rinnovando i contratti nazionali pubblici e privati con aumenti che recuperino il potere d’acquisto in rapporto con l’inflazione e puntino ad una crescita del valore reale dei salari. Occorre stabilire immediatamente nuove regole per la puntualità dei rinnovi contrattuali, anche ricorrendo a penalizzazioni per chi si rende responsabile dei ritardi.
La riduzione del cuneo contributivo di 5 punti fino a 35.000 euro di reddito annuo va fatta subito, e tutta a vantaggio dei lavoratori. Bisogna porre fine alla diffusione dei contratti pirata e garantire l’erga omnes dei contratti maggiormente rappresentativi e applicati. Basta con la guerra contro i poveri: in Italia, come nel resto d’Europa, è necessario un reddito di cittadinanza adeguato e dignitoso.

Politiche Industriali e Mezzogiorno
Per una crescita sostenibile servono politiche industriali e investimenti pubblici e privati, anche attraverso il pieno utilizzo delle risorse disponibili del PNRR e dei fondi di coesione sia europei che nazionali. È necessario governare in modo partecipato e condiviso la transizione digitale, green ed energetica fondata sulle rinnovabili nel rispetto degli obiettivi europei, unitamente a quella sociale, per una piena occupazione stabile e generativa delle nuove competenze richieste.

Serve investire nelle infrastrutture materiali e immateriali per sostenere in particolare il Sud, favorendo quella necessaria inversione di tendenza rispetto al rischio di una progressiva desertificazione industriale del Mezzogiorno.

Le forme di fiscalità di vantaggio e i trasferimenti/incentivi alle imprese vanno condizionati al mantenimento e alla crescita dell’occupazione in particolare per giovani e donne.

Salute e Sicurezza
Basta morti, malattie professionali e infortuni sul lavoro. Occorre ridare valore al lavoro e alla salute e sicurezza in ogni contesto lavorativo; eliminare i subappalti a cascata e incontrollati, la precarietà e l’irregolarità contrattuale; contrastare l’età avanzata nei lavori gravosi e usuranti, la mancata o inadeguata sorveglianza sanitaria sul lavoro e gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici; intervenire sulla scarsa – per non dire assente – tutela dei lavoratori e delle lavoratrici della c.d. giga economy.

Bisogna investire nella formazione, anche a partire dalle scuole, nei controlli, moltiplicando su tutto il territorio nazionale il numero degli ispettori e aumentando i tecnici della ASL, nella messa in rete e connessione delle banche dati pubbliche, nella medicina preventiva e di genere, nel garantire la presenza e l’esercizio del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS/RLST). Bisogna, inoltre, sanzionare i datori di lavoro che non rispettano leggi e contratti, e collegare gli incentivi alle imprese a investimenti su salute e sicurezza.

Fisco
La legge delega di riforma fiscale, recentemente deliberata, non risponde alle richieste della Piattaforma unitaria CGIL, CISL e UIL, è velleitaria negli obiettivi di copertura, pericolosa per il rischio che gli squilibri finanziari vengano colmati attraverso una riduzione della spesa sociale, e iniqua a causa dell’obiettivo di riduzione della progressività. Il fisco è la base del patto di cittadinanza e della coesione sociale, per questo non devono essere pregiudicate le risorse necessarie per sostenere il welfare, la sanità, l’istruzione e gli investimenti pubblici. Chiediamo, sulla scorta del dettato costituzionale, una riforma fiscale redistributiva che risponda a criteri di equità, solidarietà, progressività. Siamo decisamente contrari sia alla flat tax di qualunque genere che alla riduzione del numero delle aliquote: scelte che avvantaggiano soprattutto i redditi alti e altissimi. Chiediamo di ridefinire ed ampliare la base imponibile dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) eliminando i privilegi costituiti a favore dei percettori di redditi diversi da quelli da lavoro dipendente e da pensioni, e di proseguire l’operazione di revisione di aliquote, scaglioni e detrazioni a beneficio dei redditi medi e bassi. Occorre, inoltre, restituire ai lavoratori il drenaggio fiscale (fiscal drag) che penalizza ulteriormente i già insufficienti adeguamenti salariali all’inflazione. Serve una svolta nella lotta all’evasione ed elusione fiscale utilizzando in maniera coordinata tutti gli strumenti disponibili a partire dalle banche dati digitali e dall’estensione a tappeto della fatturazione elettronica, determinando maggiore trasparenza e completa tracciabilità. Basta nuovi condoni o condoni mascherati, basta cedimenti e ambiguità sul contrasto all’evasione, basta con il fisco ingiusto e sempre a vantaggio dei più ricchi e degli evasori!
È necessario contrastare la disuguaglianza economica con misure che alzino la tassazione sulle rendite, sulle grandi ricchezze e sugli extraprofitti da indirizzare prioritariamente all’abbassamento della pressione fiscale e al welfare.

La tassazione delle imprese deve essere armonizzata a livello europeo e deve essere pienamente applicata l’imposizione sulle transazioni finanziarie ad alta frequenza.

Sanità
La sanità è in piena emergenza, se non si cambia direzione subito il sistema pubblico rischia di saltare. La pandemia ha messo in evidenza gli effetti dei tagli che si sono costantemente prodotti negli ultimi 20 anni, e anche i fondi del PNRR – con il blocco delle assunzioni – non riusciranno a garantire il rilancio della sanità pubblica. La condizione sia di medici, infermieri, operatori che dei cittadini che ne hanno bisogno non è più sostenibile. È necessario l’incremento del livello di finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale. Non è più rinviabile un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazione del personale precario, così come va garantito il rafforzamento della sanità territoriale e dei servizi di prevenzione e ospedalieri, il superamento dei divari territoriali, a partire dal Mezzogiorno.

Va sostenuta con determinazione la legge sulla non autosufficienza con risorse adeguate, anche attraverso un fondo nazionale pubblico di natura universale.

Pensioni
La legge Monti/Fornero va cancellata. È necessario riformare il sistema previdenziale per renderlo socialmente sostenibile, e approfondire la separazione tra previdenza e assistenza affinché si possa giungere ad una corretta rappresentazione della spesa pensionistica italiana della comparazione internazionale. La piattaforma di CGIL, CISL e UIL propone di estendere la flessibilità in uscita, permettendo alle lavoratrici e ai lavoratori di poter scegliere quando andare in pensione, senza penalizzazioni per chi ha contributi prima del 1996, a partire dai 62 anni di età anagrafica o con 41 anni di anzianità contributiva a prescindere dall’età. È necessario valorizzare sul piano previdenziale il lavoro delle donne, il lavoro di cura, e le condizioni delle categorie più fragili (disoccupati, invalidi, caregiver). È indispensabile affermare il principio per cui “i lavori non sono tutti uguali” riconoscendo il lavoro gravoso e allargando la platea dei lavori usuranti. Per i lavoratori giovani e per i percorsi lavorativi poveri e discontinui chiediamo di introdurre la pensione contributiva di garanzia. Occorre garantire la piena tutela del potere di acquisto dei pensionati. È inoltre necessario promuovere e sostenere la previdenza complementare per favorire l’incremento dell’adesione ai fondi pensione negoziali.

Politiche per la casa
È urgente rilanciare le politiche abitative nel nostro Paese e affrontare la nuova fase di emergenza, in particolare nelle aree metropolitane e a maggiore tensione abitativa, determinata dall’aumento dei costi dell’abitazione e dalla ripresa generalizzata dell’esecuzione degli sfratti.

È quindi necessario un vero piano di edilizia residenziale pubblica, la messa a disposizione del patrimonio pubblico di abitazioni inutilizzate e il rifinanziamento dei fondi affitto e morosità incolpevoli.

 

CGIL, CISL E UIL INVITANO PERTANTO LE LAVORATRICI, I LAVORATORI, LE PENSIONATE, I PENSIONATI, I GIOVANI, E TUTTI I CITTADINI ALLE ASSEMBLEE NEI LUOGHI DI LAVORO E NEI TERRITORI E A PARTECIPARE ALLE TRE MANIFESTAZIONI CHE SI SVOLGERANNO
A BOLOGNA (6 MAGGIO), MILANO (13 MAGGIO) E NAPOLI (20 MAGGIO)

Landini: «Voucher e flat tax violano la Costituzione»

Un governo che aumenta la precarietà e le disuguaglianze, dice il segretario generale Cgil alla Stampa: “La risposta alla mobilitazione è stata fortissima”

da: www.collettiva.it – 12 maggio 2023

“Flat tax e voucher violano la Costituzione”. Un giudizio netto, quello del segretario generale Cgil Maurizio Landini, comparso oggi (venerdì 12 maggio) sul quotidiano La Stampa: “Quando il governo parla di flat tax è contro la Costituzione perché nega la progressività. Quando riduce il finanziamento alla sanità pubblica che dovrebbe essere un diritto garantito, va contro la Costituzione”.

Una Carta che viene violata anche “con la diffusione dei voucher e la deregolamentazione dei contratti a termine, che vanno contro l’articolo 1 della Costituzione. Questo è quello che stanno facendo, questo è ciò che dobbiamo impedire. Il mondo del lavoro ci chiede di non fermarci”.

La mobilitazione

“La risposta alla mobilitazione è stata fortissima”, osserva Landini: “Le piazze si sono riempite di lavoratori, di pensionati e di giovani. Si è sentita in modo esplicito la denuncia del malessere che aumenta. Perché crescono la precarietà e il lavoro povero, ma non è solo questo”.

Il segretario generale sottolinea la scelta “di preparare le condizioni per una mobilitazione che duri nel tempo e porti a casa risultati. Vogliamo discutere della piattaforma unitaria in tutti i luoghi di lavoro. È il modo giusto per rendere evidente che non c’è consenso per quello che fa il governo. Tutti i segnali annunciano che a Milano la partecipazione sarà importante, ancora meglio di Bologna”.

Riguardo l’eventualità di uno sciopero generale, Landini spiega che “entro l’estate si devono approvare la delega fiscale e la conversione del ‘decreto lavoro’, mentre a settembre si definirà la legge di bilancio. È qui che si gioca la partita del futuro”.

Gli scioperi, conclude, bisogna costruirli “perché devono contribuire a un cambiamento reale. Un’unica iniziativa non può, da sola, condurre al cambiamento. Prima si riempiono le piazze, e si fa vedere che c’è un Paese che chiede discontinuità. Bisogna costruire un largo consenso, stiamo lavorando per questo”.

La piattaforma unitaria

“Ora c’è una piattaforma sindacale unitaria che chiede cose precise”, illustra Landini: “Una riforma fiscale vera, un aumento strutturale dei salari, la riduzione della precarietà, la fine della flat tax, gli investimenti nella sanità, il diritto allo studio, la riforma delle pensioni”.

Il segretario generale evidenzia che “oggi viene messo in discussione anche il diritto allo studio, c’è un disagio abitativo che inizia fra gli studenti e diviene una condizione più generalizzata in assenza di un piano edilizio che riguardi tutti. Non è garantito il diritto alla casa, quando si poteva cominciare col rendere disponibili le strutture pubbliche dismesse”.

Il rapporto con il governo

“Questo governo discute di riforma fiscale senza dialogare con chi paga le tasse. Parla di lavoro senza i lavoratori”, riscontra il leader sindacale: “C’è il rinnovo dei contratti, ma blocca la contrattazione e non riconosce la rappresentanza sociale. In democrazia non è che perché hai vinto le elezioni puoi fare quello che vuoi. Assistiamo a un superamento della mediazione sociale e al non riconoscimento del ruolo sociale delle rappresentanze sindacali”.

Fisco

Sollecitato sulla tassazione decisa dal Governo Meloni degli extraprofitti delle banche, Landini nota che “per ora l’esecutivo ha ridotto l’intervento di Draghi che puntava a prelevare 11 miliardi di euro da redistribuire in favore dei più deboli e lo ha portato a 2,5. Noi chiediamo da sei mesi un contributo di solidarietà straordinario su tutti i profitti. Non s’è visto”. Il governo, invece, ha “fatto cassa con i poveri tagliando il reddito di cittadinanza e la rivalutazione delle pensioni. Non contrasta l’evasione fiscale e concede nuovi condoni”.

Ma gli extraprofitti non li fanno solo le banche. “L’inflazione supera il 12% con evidenti fenomeni di speculazione”, prosegue nell’intervista: “Registriamo un’accresciuta povertà energetica, abitativa, educativa, precarietà senza precedenti. Il lavoratore dipendente paga il 40%, il reddito da finanza il 20, l’autonomo il 15. Siamo il Paese delle diseguaglianze galoppanti”.

Riguardo il taglio del cuneo fiscale, che scade tra sei mesi, Landini afferma che “si può solo far finta di non vedere che si tratta di una ‘una tantum’. Per noi deve essere strutturale e non può essere l’unica misura. Oltretutto, se riduci il cuneo, aumenta il reddito imponibile e i contributi di conseguenza. Abbiamo chiesto il fiscal drag. Ma anche qui, niente”.

Salari, precarietà, occupazione

“Bisogna aumentare i salari, ma il governo non ha messo un euro per rinnovare i contratti pubblici”, mette in evidenza Landini: “Non si preoccupa di milioni di lavoratori che hanno i contratti scaduti da anni. Hanno facilitato il subappalto in un Paese dove si continua a morire di lavoro. Si liberalizza ancora di più e non s’interviene per garantire occupazione stabile”.

Il segretario generale Cgil, in conclusione, osserva che “abbiamo tre milioni di lavoratori con contratto a termine e altri tre con il part-time involontario. Senza contare le altre forme di precarietà di cui chiediamo il superamento. Parliamo di milioni di uomini e donne che, pur lavorando, sono poveri. Ma loro hanno esteso i voucher, e ripristinato il Jobs Act con le sue misure peggiori. Non va bene. E Meloni lo sa”.

Fisac Milano e Lombardia: l’intervento conclusivo di Gabriele Poeta Paccati all’attivo unitario dell'8 maggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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