25 luglio 1943
papà Cervi disse: il “più bel funerale del fascismo”
Il rapporto con la memoria e’ importante perché, per capire le radici della democrazia, dell’antifascismo, della Resistenza e della nostra Costituzione, che da quella meravigliosa lotta di popolo e’ nata, bisogna sapere cosa è il fascismo, cosa è stato, come e dove si annida.
Ogni avvenimento della storia ha un significato, come quello della pastasciutta antifascista, legata alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943.
Alle 22.45 di quel 25 luglio dai microfoni dell’Eiar ( Ente italiano per le audizioni radiofoniche) si annuncia con un comunicato registrato e letto dal conduttore radiofonico Titta Arista : “Attenzione! Attenzione! Sua Maestà il Re Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato, presentate da Sua Eccellenza il cavalier Benito Mussolini… e ha nominato Sua Eccellenza il cavaliere Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio”.
Il nuovo premier Pietro Badoglio e’ Maresciallo d’Italia, duca di Addis Abeba, ex capo di stato maggiore generale, e soprattutto uomo del re.
Seguiranno i proclami di Vittorio Emanuele, che assumerà il comando supremo delle Forze armate, e dello stesso Badoglio, con il suo famoso “La guerra continua”.
Tra le folle in strada, però, la sensazione è che la guerra sia finita. Non andrà così, ma quel 25 luglio, intanto, dopo quasi vent’anni, segna la caduta del fascismo. Agosto sarà il mese del governo militare, dell’incertezza, delle trattative e anche dei massicci bombardamenti. Quella lunga, interminabile estate si chiuderà con l’armistizio, l’occupazione e l’inizio della resistenza.
Così Cesare Pavese descrive quella giornata sulle colline torinesi: “Fin dall’alba strepitarono le radio delle ville vicine. L’Egle chiamò dal cortile; la gente scendeva in città parlando forte. L’Elvira bussò alla mia camera e mi gridò attraverso la porta che la guerra era finita. Allora entrò dentro e senza guardarmi che mi vestivo, mi racconto’ rossa in faccia che Mussolini era stato rovesciato… La madre disse: La guerra è finita? Comincia adesso, dissi incredulo” (“Prima che il gallo canti”, Einaudi editore, Torino 1949).
Così in tante città e a casa Cervi.
“A raccontare quella prima pasta antifascista condita con burro e formaggio è lo stesso Alcide Cervi nel suo libro, pubblicato nel 1955 e tradotto in 9 paesi, I miei sette figli: “Il 25 luglio eravamo sui campi e non avevamo sentito la radio.
Vengono degli amici e ci dicono che il fascismo è caduto, che Mussolini è in galera. È festa per tutti”, scrive papà Cervi. È Aldo, il terzogenito, che gli fa la proposta. “Papà – gli dice – offriamo una pastasciutta a tutto il paese”.
Alcide accetta. “Facciamo vari quintali di pastasciutta insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano nelle case intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele e dicevo: – Beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno lo Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica”. (Fonte: Collettiva)
Non possono esserci ambiguità sul fascismo: il fascismo è l’ideologia del dominio dell’uomo sull’uomo, del capo sulla massa, della logica guerrafondaia, del DNA razzista, dell’uso della sopraffazione e della violenza come strumenti per governare.
L’antifascismo, oggi come allora, è l’ideale dell’uguaglianza, della libertà, della democrazia, della giustizia sociale, del rifiuto di ogni discriminazione.
E oggi come allora queste sono le parole d’ordine di questa bella festa popolare, da far vivere e praticare sempre, ogni giorno, a partire dai luoghi di lavoro!
Dipartimento Antifascismo/Antirazzismo
Roma, 25 luglio 2023
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