Archiviazioni Carife. La Fisac Cgil: “Si è girato un Truman Show senza colpevoli”

A una settimana di distanza, anche la Fisac Cgil commenta la notizia delle nove richieste di archiviazione per i nove indagati rimasti nell’indagine finale per bancarotta che aveva come focus la gestione della Cassa di Risparmio di Ferrara negli anni prima del crac.

Ricordiamo – esordiscono i sindacalisti – gli osanna, nei periodi di grassa, al vecchio direttore generale, quello che aveva portato buona parte del capitale sociale della banca ‘investito’ in operazioni spericolate e lontane da Ferrara (Milano, Torre del Greco). C’erano anche degli insolventi locali – qualcuno di questi fa ancora il fenomeno, con decine di milioni dei risparmiatori mai restituiti – ma fosse stato solo per loro, la banca non sarebbe mai saltata”.

La Cgil prosegue: “Quando la banca fu commissariata (maggio 2013), doveva durare alcuni mesi. Furono due anni e mezzo di amministrazione straordinaria. Un tempo eterno, sfibrante, nel silenzio di coloro che avrebbero dovuto tutelare il patrimonio di Carife: i commissari di Bankitalia. Ricordiamo la speranza dei 300 milioni da parte del Fondo Interbancario, che non li erogò mai. Ricordiamo il carteggio con la Commissaria Europea alla concorrenza che scrisse il contrario di quello che il governo di allora ha sempre raccontato, e cioè che se il Fondo Interbancario organizzava uno schema volontario di intervento, lei non avrebbe avuto obiezioni”.

“Infatti – aggiunge il sindacato – il Fondo lo fece, lo schema, e lo applicò per altri istituti (in primis CariCesena). Sarebbe bastato aspettare qualche giorno: ma il Governo, che come tutti sappiamo si ispirava alle teorie di economisti d’avanguardia, non poteva aspettare. Il 22 novembre 2015 decretò la chiusura delle saracinesche della vecchia Carife e l’apertura il giorno dopo con valore di azioni e obbligazioni subordinate azzerato, dalla sera alla mattina. Migliaia di aziende, di famiglie, di persone del territorio i cui risparmi scomparvero per decreto. Speculatori, del resto… chi è causa del suo mal pianga sé stesso, come lasciò intendere un economista punta di diamante governativo. Un vecchio comico francese diceva ‘il governo si occupa del lavoro; il primo ministro si occupa personalmente del lavoro… soprattutto del suo’. Carife e il territorio economico di Ferrara fu abbandonato al suo destino, sicuramente ancora più fragile e debole (una banca territoriale rappresenta tutta una comunità economica e sociale).

“Ricordiamo la trattativa sindacale – sottolineano da piazza Verdi – per essere accolti tra le braccia di un salvatore, condotta in un clima di tesa solitudine: le lavoratrici e i lavoratori erano percepiti come complici del misfatto. Ricordiamo i messaggi che l’ineffabile presidente delle 4 banche “risolute” (Carife, Etruria, Marche, Chieti) faceva arrivare sul tavolo sindacale che pretendeva di avere ancora una dignità: se non firmate per favorire l’uscita della metà dei dipendenti, la colpa del fallimento sarà vostra. Noi ricordiamo tutto“.

E tuonano: “Adesso i nostri ricordi devono fare i conti con una richiesta di archiviazione per il reato di bancarotta. Che peraltro chiude un cerchio di sentenze sostanzialmente tutte innocentiste, o per reati nel frattempo caduti in prescrizione. Richiesta, quest’ultima, fatta dai pubblici ministeri stessi: i rappresentati della pubblica accusa affermano che non ci sono elementi per configurare il reato. Quindi per anni, al Tribunale di Ferrara e delle Imprese di Bologna, alle mega adunate di imputati avvocati e parti lese al Centro Sociale Quadrifoglio e nelle migliaia di pagine di indagine, si è girato un Truman Show senza colpevoli“.

“Adesso probabilmente – concludono – i vertici usciranno penalmente puliti da questa triste vicenda. Come al solito rimarranno soli sicuramente i risparmiatori traditi, ma anche i lavoratori e le lavoratrici della banca che sono spesso stati insultati, vilipesi, minacciati. Per questi ultimi come la mettiamo con lo stigma che si portano dietro da anni per responsabilità dei loro vertici e di qualche megafono o rappresentante del “risparmio tradito” (non tutti) che non ha saputo esercitare l’arte della distinzione? In questo strano Paese non ce la si prende mai con chi sta sopra, ma con chi sta sotto e lavora. E pensare che un’alleanza tra bancari e risparmiatori sarebbe stata e sarà sempre fondamentale: perché il futuro presenta insidie per il risparmio (e il credito) che non sono meno gravi di quelle del passato. Sarebbe utile una bella discussione pubblica su questo tema“.

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