Dip. Antifascismo: # 8 settembre 1943, la scelta per la libertà!

«L’8 settembre è un’altra data difficile da capire. Gli antifascisti certo la aspettavano, la prevedevano. Ma io, come tanti, appartenevo ad un altro mondo e continuavo a non capire.

La notizia dell’armistizio mi arriva dalla strada, da via Roma. Sono le 18.30 e vedo gente raccolta in gruppi che discute, che grida, che parla a voce alta. Vedo soldati che fanno festa, che gridano che la guerra è finita. Davanti a un bar ascolto il comunicato di Badoglio, inciso su un disco prima di scappare da Roma con il re. Un messaggio equivoco, una voce vecchia, un disco rotto che comincia sempre dall’inizio. Intuisco che sta per iniziare un’altra guerra. Ho conosciuto i tedeschi sul Fronte russo e so che non perdonano».

(Nuto Revelli, Le due Guerre, Einaudi 2003, p. 130)

Il 1943 è nella seconda Guerra mondiale l’anno della svolta. In Italia gli scioperi del marzo precedente, il bombardamento di Roma e la caduta del fascismo fanno precipitare la situazione. La guerra è persa su ogni fronte, il governo si arrende e il 3 settembre viene stipulato l’armistizio con gli Alleati che verrà divulgato solo il successivo 8 settembre, quando il maresciallo Badoglio ne annuncia alla radio la firma. La guerra contro gli alleati è finita. Ha inizio un’altra guerra: quella di liberazione, condotta da donne e uomini, partigiane e partigiani, in lotta contro il nazifascismo, per la democrazia e la libertà.

Così annuncia Badoglio alla radio: “Il governo italiano riconosciuta l’impossibilità di continuare un’impari lotta contro le forze soverchianti avversarie e nell’intento di

risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto l’armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze anglo-americane. La richiesta è stata accettata. Conseguentemente, ogni atto di ostilità da parte delle forze italiane contro gli eserciti alleati deve cessare in ogni luogo. Le forze italiane però reagiranno agli attacchi di qualsiasi altra provenienza”. Il Regio Esercito Italiano venne lasciato senza ordini e quindi allo sbando.

Il 9 settembre il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, suo figlio Umberto e tutta la corte monarchica, insieme a Pietro Badoglio, fuggirono da Roma prima a Pescara e poi a Brindisi, dando vita al Regno del Sud e abbandonando esercito e popolo in piena Seconda Guerra Mondiale.

Comincia per l’Italia la Resistenza al nazifascismo. E’ grazie alle tante donne e uomini che decisero volontariamente da che parte stare, grazie al loro sacrificio, che il nostro Paese sarà libero.

Giuseppe Di Vittorio in occasione del primo anniversario della Liberazione così affermava: “L’insurrezione vittoriosa di tutto il popolo dell’Italia del Nord, il 25 aprile 1945, realizzò la premessa essenziale della rinascita e del rinnovamento democratico e progressivo dell’Italia, come della sua piena indipendenza nazionale. È per noi motivo di grande soddisfazione ricordare che a questo movimento di riscossa nazionale, il contributo più forte e decisivo fu portato dai lavoratori italiani. Furono gli operai, i contadini, gli impiegati ed i tecnici che costituirono la massa ed il cervello delle gloriose formazioni partigiane e di tutti i focolai di resistenza attiva all’invasore tedesco. Chi può dire se la clamorosa vittoria del 25 aprile sarebbe stata possibile, senza gli scioperi generali grandiosi che, dal marzo 1943, si susseguirono, a breve distanza, sino al 1945? Quegli scioperi, che contribuirono fortemente a paralizzare l’efficienza bellica del nemico ed a sviluppare la resistenza armata, costituiscono un esempio unico e glorioso di lotta decisa dalla classe operaia sotto il terrore fascista, sotto l’occupazione nazista ed in piena guerra. È un esempio che additava il proletariato italiano all’ammirazione del mondo civile! I lavoratori italiani, manuali ed intellettuali, non dimenticano. Essi hanno piena coscienza di essere stati il fattore determinante della liberazione dell’Italia, per opera degli italiani; della salvezza. Dell’onore dell’Italia e dell’attrezzatura industriale del Nord. Essi sono consapevoli dell’obbligo che si sono assunti di essere un pilastro basilare della nuova Italia democratica”.

Da questa grande lotta di popolo, dalla Resistenza nasce la nostra Costituzione, “…in questa Costituzione (…), diceva Pietro Calamandrei, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie”. C’è dentro una scelta, che ha avuto pesanti prezzi, di cui non si sottolinea mai abbastanza il valore.

La Costituzione oggi è sotto attacco e dobbiamo difenderla oltre che pretendere che sia applicata. Come dice Giuseppe Di Vittorio, chi può dire se la clamorosa vittoria del 25 aprile sarebbe stata possibile senza i grandiosi scioperi generali del 1943? Per questo, per essere coerenti con il valore della scelta per la libertà, parteciperemo tutte e tutti alla manifestazione che la Cgil assieme ad una infinito elenco di associazioni della società civile, ha organizzato per il 7 ottobre a Roma, per affermare una idea di Paese diverso, per la giustizia sociale, contro la povertà, l’emarginazione, le diseguaglianze e le ingiustizie. Perché questo è quello che dice la nostra Costituzione.

L’8 settembre rappresenta un momento storico imprescindibile per conoscere e comprendere la storia d’Italia, i valori della liberta’ e i principi della Costituzione; rappresenta il momento del riscatto nazionale e della scelta, una scelta volontaria, una scelta resistente e partigiana: la scelta della libertà.

Come sempre staremo dalla parte giusta!

Roma, 8 settembre 2023

Dipartimento Antifascismo / Antirazzismo

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