articolo di IVANA MARRONE e STEFANO MILANI – 09/10/2023
Due anni fa l’assalto fascista alla sede nazionale Cgil. Per non dimenticare e non abbassare la guardia
Due anni una fa una pagina buia, nera per il nostro Paese. L’assalto alla sede nazionale della Cgil non è stato un attacco solo al sindacato di Corso Italia, ma a tutto il mondo del lavoro. A ogni singolo lavoratore. Devastare una sede sindacale equivale a minare le fondamenta della democrazia, a voler affossare la rappresentanza, a sradicare i principi di libertà, a compromettere la convivenza civile.
Quel 9 ottobre 2021 è ancora nella memoria di chi, come noi, abita quotidianamente quella che considera a tutti gli effetti una seconda casa. Accogliente, plurale, protettiva. Averla vista profanata da degli invasati criminali armati di bastoni al paradossale grido “libertà libertà” ci ha ferito ma non intimorito. Il lavoro non ha paura e non l’avrà mai.
Due anni dopo cos’è cambiato? Nulla. Anzi nel Paese governa una forza politica la cui leader ancora non riesce apertamente non solo a condannare ma addirittura a catalogare la matrice di quel vile attacco. Glielo ricordiamo noi, cara presidente del consiglio Giorgia Meloni, la matrice è fascista. E stiamo ancora aspettando che il suo governo sciolga tutte le formazioni politiche che si richiamano a quell’ideologia.
Sarebbe un gesto importante, rivoluzionario. Non tanto per la Cgil bensì per attuare quel principio caro alla nostra Costituzione secondo cui: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Per buona pace dei nostalgici di ieri, di oggi e di domani.