
Una piazza gremita di lavoratrici e di lavoratori. Una manifestazione contro il terrorismo neofascista.
Una bomba da un chilo di esplosivo, nascosta in un cestino. Alle 10e12 il boato. L’esplosione. Muoiono 8 persone, oltre cento le ferite. Una nona morirà, in seguito alle ferite, molto tempo dopo.
È la strage di piazza della Loggia, a Brescia, avvenuta il 28 maggio di 50 anni fa, nel 1974.
Altre stragi insanguinarono in quei decenni il nostro paese – nelle banche, nei treni, nelle stazioni – ma la bomba di Brescia ci scosse tutte e tutti profondamente perché prese di mira deliberatamente il movimento sindacale.
Colpì le lavoratrici e i lavoratori che erano lì in piazza proprio per contrastare quella violenza, quel terrorismo neofascista, che aveva come obiettivo quello di sovvertire la democrazia nata dalla Resistenza.
Il ricordo di quei giorni è per il sindacato confederale, per la Cgil, non un semplice rituale, un esercizio di stile, ma un atto concreto di impegno politico e sociale. Nel ricordo di Brescia riconosciamo al lavoro la sua funzione costituzionale, elemento fondante della nostra democrazia e a tutela della stessa.
Sono stati e saranno sempre i lavoratori e le lavoratrici il vero e solo argine all’estremismo. Perché il lavoro è cittadinanza. Ed è per questo che come ogni anno, ancor di più quest’anno in occasione del cinquantesimo anniversario, ricorderemo quel giorno di cinquant’anni fa: perché è nel ricordo della nostra storia, nel ruolo che il lavoro ha svolto e dovrà ancora svolgere, nella partecipazione alla vita politica e sociale, il solo futuro possibile.
È nel lavoro l’orizzonte. Contro le nuove insofferenze che insorgono verso i processi democratici, la partecipazione, i diritti, le lavoratrici e i lavoratori.
“La determinazione delle masse lavoratrici, del mondo sindacale e di tutte le forze democratiche non permetterà che il passato ritorni. Il fascismo non tornerà!”, come ebbe a dire in quei giorni Luciano Lama. Parole dallo straordinario valore, oggi come allora.
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