di Marco Onado
La giornata del risparmio è diventata ormai un logoro rito, ignorato dai più. Eppure mai come quest’anno, il 31 ottobre è stata l’occasione per meditare su problemi fondamentali dell’economia e della società italiana. In primo luogo, perché il mito del risparmio italiano è sempre più un ricordo. IL DECENNIO PERDUTO DEL RISPARMIO ITALIANO. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in pochi numeri ha fotografato impietosamente la situazione: “la formazione di risparmio, a lungo fra le più alte del mondo avanzato, è in calo da oltre un ventennio; la flessione si è accentuata dall’avvio della crisi. La quota risparmiata del reddito nazionale è ora inferiore alla media europea: sotto il 17 per cento, circa 4 punti percentuali in meno rispetto alla prima metà dello scorso decennio, contro il 22 in Germania e il 18 in Francia”.
Come le neiges d’antan del poeta, la capacità di risparmio del paese si è dissolta sotto la pressione prima dei bassi tassi di crescita di cui il paese soffre dagli anni Novanta e soprattutto della crisi finanziaria che ha determinato un vero e proprio crollo. Come ha detto Visco, il risparmio diminuisce soprattutto a causa della caduta del reddito delle famiglie, pari al 9 per cento in termini reali nell’ultimo quinquennio, dopo una crescita modesta nel decennio prima della crisi. Un fatto che non ha riscontro in altri paesi: in Francia e in Germania il reddito disponibile e i consumi delle famiglie sono cresciuti, sebbene a ritmi contenuti, nel corso dell’intero periodo.