Dalla desertificazione bancaria all’abbandono istituzionale: anche Banca d’Italia gira le spalle ad Abruzzo e Molise

Nelle scorse settimane la Banca d’Italia ha annunciato un piano di riassetto della rete delle Filiali presenti sul territorio nazionale. Si tratta di un intervento organizzativo che si attendeva già da tempo e ha tardato ad essere ufficializzato, lasciando campo nel frattempo a tanti interrogativi, incertezze e paure sul destino del personale coinvolto e sulle funzioni svolte dall’Istituto al servizio della cittadinanza.

La Banca d’Italia infatti non è nuova a interventi drastici di riassetto della rete territoriale, che dal 2008 in avanti hanno portato la presenza sul territorio, prima capillare a livello provinciale, a poche Filiali, spesso una sola per Regione, con una concentrazione dell’attività spinta sempre più a livello di Amministrazione centrale su Roma.

La ratio delle riforme è stata motivata con le modifiche intervenute nel tempo nell’operatività delle funzioni svolte: dalla progressiva diminuzione nell’utilizzo del contante, alla dematerializzazione delle operazioni svolte per la tesoreria dello Stato, alla conduzione a livello di Banca Centrale Europea delle attività di vigilanza sulle banche per i grandi gruppi bancari significant, ormai prevalenti rispetto alle banche locali, a seguito dei noti fenomeni di concentrazione bancaria.

Tuttavia la presenza della Banca d’Italia sul territorio era rimasta fino a questo punto come riferimento istituzionale importante per la cittadinanza, per gli Enti e per le imprese, per le funzioni svolte dalle Filiali – circolazione monetaria, vigilanza prudenziale e di tutela, educazione finanziaria, analisi economica territoriale – e non si avvertiva affatto il bisogno di ulteriori interventi di arretramento e depotenziamento.

E di fatti, il Piano presentato si intitola ‘Sviluppo delle funzioni e adeguamento degli assetti della rete territoriale’, almeno sulla copertina del testo. Nei fatti, leggendo il documento, non si percepiscono evidenze del citato sviluppo, mentre è palese il depotenziamento della rete territoriale:

  • due Filiali, Brescia e Livorno, verranno chiuse: si tratta di Filiali che svolgevano efficacemente le proprie funzioni sul territorio, coprendo le esigenze degli stakeholders in territori, Lombardia e Toscana, geograficamente vasti, demograficamente ampi e economicamente vivaci. Pesantissimo il risvolto sul personale coinvolto, spesso già interessato dai cicli di chiusure precedenti;
  • altre Filiali, in particolare quelle di dimensioni minori, verranno rimodulate nelle funzioni svolte, con l’accorpamento degli uffici deputati ai servizi di pagamento e di quelli di segreteria amministrativa, la sottrazione dei compiti delegati di vigilanza prudenziale, e un apparente “potenziamento” dei compiti di educazione finanziaria e tutela della clientela bancaria, funzioni peraltro non nuove ma già presenti;
  • di conseguenza il potenziamento della rete si sostanzia in esigui interventi sulla Vigilanza di tutela e in una sostanziale concentrazione delle attività sulle Filiali di maggiore dimensione.

L’Abruzzo e il Molise saranno coinvolte sul secondo fronte, quello della rimodulazione, sia per le Filiali regionali di L’Aquila e Campobasso che per quella provinciale di Pescara.

  • Nelle Filiali di L’Aquila e Campobasso verrà soppressa la funzione di gestione del contante nei confronti dell’utenza professionale. L’attuale Divisione che gestisce il contante verrà accorpata nella Divisione di Segreteria. La Vigilanza prudenziale, che il personale di L’Aquila e Campobasso svolgeva in collaborazione col Polo di vigilanza di Roma, verrà pure sottratta alle Filiali e accentrata sulla Capitale. L’attuale Divisione di vigilanza verrà trasformata in Divisione di Tutela ed educazione finanziaria. Le verranno attribuiti dall’Amministrazione centrale intermediari da vigilare sotto il profilo della tutela, anche superando il criterio della competenza territoriale. Come L’Aquila e Campobasso, saranno interessate dallo stesso destino Aosta, Trento, Trieste, Potenza e, in parte, Perugia.
  • Alla Filiale di Pescara verrà ulteriormente sottratta l’attività di Segreteria, che verrà nella sostanza completamente accentrata su L’Aquila. Vi rimarrà in via prevalente l’attività di gestione del contante.

Al di là dei dettagli della riforma, è evidente che questa si sostanzia in un allontanamento dai territori, in un minor coinvolgimento delle Filiali, in particolare quelle con delle zone interne, in un accentramento presso le sedi più grandi.

L’impatto, da qui alla piena realizzazione del progetto, prevista per il 2026, sarà evidente: le filiali della nostra regione risulteranno in sovrannumero di organici, per via delle funzioni sottratte. Gli addetti e le addette a tali mansioni, fortemente specialistiche e professionalizzanti, tenderanno a cercare un ricollocamento nelle regioni in cui resteranno maggiori funzioni, nè c’è da pensare che ci sarà un ripianamento. Anche le funzioni “potenziate” risultano incerte: l’educazione finanziaria era già svolta dalle filiali di Abruzzo e Molise (e, anzi, verrà probabilmente sottratta a Pescara) e la vigilanza di tutela resta un punto interrogativo, visto che non è noto il criterio di assegnazione dei volumi di lavoro da parte della Sede centrale di Roma (che, peraltro, così come oggi li assegna, potrebbe domani sottrarli).

A preoccupare maggiormente sono le prospettive future, su cui l’impostazione della riforma getta un’ombra: basti pensare che i presupposti per la chiusura della filiale di Brescia sono stati il venire meno dell’attività legata al contante, col fine di favorire l’operatività della Filiale di Bergamo, e di quella di vigilanza prudenziale. Si tratta delle stesse funzioni che vengono sottratte a L’Aquila e Campobasso e di un’impostazione per cui nulla vieta che, in futuro, anche Pescara possa essere sottratta l’attività sul contante in favore di altre filiali.

Ciò che maggiormente fa male è vedere come non solo le Banche abbandonino i territori, ma anche le Istituzioni e come questo processo si accanisca con intensità crescente sulle zone interne, che diventano deserti nella civiltà. Inutile pensare di giustificare questo processo con ragioni legati ai volumi di operatività, perché sarebbe come dire che si chiude una scuola elementare di montagna perché ci sono pochi bambini: la logica dei costi e degli utili che appartiene agli Enti privati non è sempre giustificabile. Non lo è mai quando si parla di funzioni e Istituzioni pubbliche. Anche perché, la distribuzione di carichi e funzioni sul territorio non avviene per caso, ma per scelta, con un progetto dichiarato di accentramento (e forse con quelli che probabilmente gli seguiranno in futuro).

Mille e una ragione esistono per giudicare il progetto dannoso per la collettività: il valore della presenza delle Istituzioni e la prossimità ai cittadini, le opportunità occupazionali che vengono sottratte ai territori favorendo la fuga dai piccoli centri, l’assenza di qualunque iniziativa di contrasto allo spopolamento delle aree interne e al venir meno dei servizi, il conseguente crescente congestionamento dei grandi centri, ormai invivibili, l’indifferenza rispetto alle tematiche ambientali per le maggiori distanze necessarie a raggiungere le sedi, la sottovalutazione della capacità di resilienza davanti a eventi calamitosi, poiché l’attività è concentrata in pochi luoghi.

Nulla di questo sembra importare, quando le uniche direttrici sono l’incremento di utili e il taglio dei costi da parte delle Banche e, oggi, anche da parte della nostra Banca centrale.

La Fisac Cgil Abruzzo-Molise continuerà a svolgere la sua azione di denuncia rispetto al processo di abbandono dei territori e di allontanamento dalla cittadinanza, a maggior ragione ora, dal momento che dalle Istituzioni non sembrano giungere segnali di contrasto al fenomeno ma anzi, come accade con la Banca d’Italia, scelte che vanno nella stessa direzione.

 

Fisac Cgil Abruzzo Molise

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