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MAI PIÙ SOLE
Gazzella di mare, questo il nome italiano di Ahou Daryaei, la giovane studentessa che lo scorso 2 novembre ha deciso di sfidare le restrizioni del suo Paese, l’Iran, quando fermata dalle forze di polizia per non aver osservato correttamente l’obbligo sul velo decide di spogliarsi, rimanendo in slip e reggiseno nel piazzale dell’università di Teheran.
Questa giovane sapeva bene il rischio che correva. Sapeva che sarebbe stata giudicata, minacciata, forse arrestata, e che il suo atto di ribellione avrebbe potuto costarle tutto. Eppure, ha deciso di sfidare tutto e tutti, mostrando al mondo una resistenza che va oltre il semplice desiderio di libertà individuale. È la resistenza contro una violenza sistemica e culturale che troppo spesso si abbatte su noi donne, negandoci il diritto di decidere per noi stesse.
Donna, Vita, Libertà: non è un semplice slogan ma una visione del mondo che mette al centro la forza di tutte quelle donne che ogni giorno lottano contro la violenza di genere.
La violenza contro le donne è una ferita che attraversa confini, lingue, e culture. Essa si manifesta in mille modi: attraverso gli abusi fisici e psicologici, la violenza domestica, lo stalking, la molestia sessuale, la violenza economica, la discriminazione e, in casi estremi, il femminicidio. Ogni volta che una donna viene insultata, umiliata, isolata o ferita, non è solo il suo corpo o la sua mente a essere toccati. Viene colpita la sua libertà, la sua stessa possibilità di sentirsi se stessa. Non parliamo solo delle ferite fisiche, perché la violenza ha molte forme: può essere un commento che sminuisce, uno sguardo che opprime, il controllo sottile e quotidiano che toglie ogni spazio per respirare. E per quante di noi, il controllo diventa abuso, la manipolazione diventa un incubo che ci strappa via la serenità.
Io, noi, tutte: ogni volta che una donna subisce violenza, una parte della nostra umanità viene calpestata. E’un problema che dobbiamo guardare negli occhi, perché riguarda tutte noi, riguarda le donne che ce l’hanno fatta, quelle che stanno ancora lottando, e quelle che purtroppo non ci sono più. Riguarda le generazioni future, le bambine che ancora oggi crescono in un mondo in cui la violenza è ancora una minaccia costante.
Non è facile parlare della violenza contro le donne, perché dietro a ogni parola ci sono cicatrici che non si vedono, ferite invisibili che molte donne portano dentro. Perché il dolore della violenza non è solo un dato di cronaca, un fenomeno sociale di cui sentiamo parlare. È una realtà che colpisce la nostra dignità, il nostro valore, la nostra capacità di fidarci degli altri e di sentirci sicure in questo mondo. Ogni donna che ha subito una qualche forma di violenza sa quanto sia difficile riemergere da quel buio, e sa anche quanto sia necessario, per tutte, non restare in silenzio.
Il 25 novembre, appena trascorso, segna la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Il 25 novembre deve diventare non solo un giorno di riflessione, ma un richiamo all’azione: non possiamo più permetterci di guardare altrove!
Il 25 novembre, è un’occasione per riflettere su questa emergenza e impegnarci attivamente per fermarla. Ma non deve essere solo un momento simbolico: dovrebbe diventare il punto di partenza per costruire una cultura di rispetto e di ascolto verso tutte le donne.
Ricordiamo chi ha sofferto e chi ha perso la vita per mano della violenza, e impegniamoci ogni giorno affinché il diritto alla sicurezza e alla dignità sia garantito per tutte le donne, in ogni angolo del mondo.
Clarissa Ponzio, Paola Boccia
“Non sono un uccello; e non c’è rete che possa intrappolarmi: sono una creatura umana libera, con una libera volontà….”
Charlotte Bronte