La Camera dei Deputati ha recentemente approvato all’unanimità una proposta di legge che estende il periodo di conservazione del posto di lavoro per i lavoratori affetti da tumore o malattie croniche invalidanti da 180 giorni a 24 mesi. È importante sottolineare che questo provvedimento non è ancora legge; dovrà infatti passare al vaglio del Senato per l’approvazione definitiva.
Un sostegno per una platea in crescita
In Italia, oltre 3,5 milioni di persone vivono dopo una diagnosi di cancro, e una su tre è in età lavorativa. Questi lavoratori affrontano non solo le sfide legate alla salute, ma anche difficoltà economiche significative. L’estensione del periodo di comporto mira a offrire maggiore sicurezza lavorativa durante il percorso di cura.
Dettagli del provvedimento: conservazione del posto senza retribuzione
La proposta prevede che i lavoratori del settore pubblico e privato con un’invalidità pari o superiore al 74% possano conservare il posto di lavoro per un massimo di 24 mesi, continuativi o frazionati, senza però ricevere retribuzione, contribuzione o maturare anzianità di servizio durante questo periodo. Per i lavoratori autonomi, è prevista la possibilità di sospendere l’attività lavorativa fino a 300 giorni nell’anno solare.
Permessi retribuiti aggiuntivi per visite mediche
Oltre all’estensione del periodo di comporto, il testo prevede dieci ore annue di permessi retribuiti per consentire ai lavoratori di sottoporsi a visite, esami e cure mediche, in aggiunta a quanto già previsto dalla normativa vigente e dai contratti collettivi.
Reazioni e prospettive future
Sebbene il provvedimento rappresenti un passo avanti, alcune associazioni, come la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), lo considerano insufficiente, evidenziando la mancanza di retribuzione e contribuzione durante il periodo di comporto esteso. I legislatori hanno riconosciuto queste preoccupazioni e auspicano ulteriori miglioramenti durante l’esame al Senato.
È fondamentale ricordare che, nonostante l’approvazione unanime alla Camera, la proposta di legge necessita dell’approvazione del Senato per diventare effettiva.
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