RSI: Stop the clock, l’Europa sta preparando un bel pesce d’aprile

Il 1° aprile 2025 il Parlamento Europeo voterà in sessione plenaria lo “Stop the clock”, una misura straordinaria che posticipa e modifica le Direttive CSRD (Direttiva UE 2022/2464) e CSDDD (Direttiva UE 2024/1760), determinando un cambiamento radicale nel panorama normativo relativo alla sostenibilità aziendale.

La Commissione Europea ha presentato lo scorso 26 febbraio 2025 la proposta Omnibus, con l’obiettivo dichiarato di semplificare la rendicontazione sulla sostenibilità e ridurre gli oneri burocratici per le aziende, in nome di una maggiore competitività del sistema economico europeo. 

La proposta Omnibus interviene infatti su quattro pilastri fondamentali della normativa sulla sostenibilità:

1. Direttiva sulla Rendicontazione della Sostenibilità Aziendale (CSRD)

  • L’ambito di applicazione viene ridotto: l’obbligo di rendicontazione si applicherà solo alle aziende con più di 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro o asset superiori a 25 milioni.
  • Viene posticipata di due anni l’entrata in vigore degli obblighi per molte aziende, con le nuove scadenze previste per il 2028.
  • Eliminazione degli standard settoriali, con il rischio di ridurre la comparabilità tra aziende dello stesso settore.
  • Introduzione di un sistema di rendicontazione volontario per le PMI, basato sugli standard Vsme dell’Efrag.

2. Direttiva sulla Due Diligence di Sostenibilità Aziendale (CSDDD)

  • Gli obblighi di due diligence vengono limitati ai soli fornitori diretti, escludendo quelli indiretti.
  • Il ciclo di valutazione delle pratiche di sostenibilità delle aziende viene allungato: da annuale a ogni cinque anni.
  • Non sarà più obbligatorio rescindere contratti con fornitori non conformi.
  • Viene abolita la responsabilità civile per le aziende in caso di violazioni.

3. Tassonomia UE

  • Il reporting diventa volontario per le aziende con fatturato inferiore a 450 milioni di euro.
  • Le attività non finanziariamente rilevanti (meno del 10% del fatturato) possono essere escluse dalla valutazione di allineamento.

4. Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM)

  • Vengono esentati dagli obblighi di reportistica gli importatori sotto le 50 tonnellate annue, riducendo la platea di soggetti coinvolti del 90%.

La Commissione Europea, nel solco di quanto indicato da Mario Draghi nel rapporto “The future o European competitiveness – a competitive strategy for Europe”, ha presentato queste modifiche come un passo necessario per ridurre il carico burocratico sulle imprese e favorire la competitività dell’Unione Europea rispetto ad economie meno regolamentate, come quelle di Stati Uniti e Cina. 

Nel frattempo più di trecento organizzazioni della società civile a livello europeo, tra cui la CGIL, hanno indirizzato una lettera al Parlamento e al Consiglio Europeo evidenziando il timore di una deregulation che erode gli impegni sulla Corporate Social Responsability, riduce la tutela ambientale e compromette i diritti umani.

La lettera evidenzia una serie preoccupazioni rispetto alle quali auspichiamo che il Parlamento possa rettificare la proposta già decisa a porte chiuse dalla Commissione lo scorso febbraio:

  • Minore trasparenza per gli investitori: riducendo gli obblighi di rendicontazione, si rischia di compromettere la qualità e la comparabilità dei dati ESG, fondamentali per il settore della finanza sostenibile.
  • Aumento del rischio di greenwashing: meno controlli sulle catene di fornitura potrebbero favorire la diffusione di pratiche ambientali e sociali poco trasparenti.
  • Incertezza per le aziende già conformi: molte imprese hanno già investito risorse significative per adattarsi ai nuovi standard di rendicontazione e ora si trovano di fronte a un cambio di rotta che potrebbe penalizzarle.
  • Rischio di perdita della leadership UE nella sostenibilità: mentre altre economie globali, come Cina e Giappone, stanno inasprendo le loro regolamentazioni ESG, l’Europa rischia di arretrare rispetto ai suoi obiettivi climatici.

Il tempo corre e se il pacchetto Omnibus, in discussione al Parlamento Europeo il prossimo 1° aprile con procedura d’urgenza (“Stop-the-Clock”), sarà approvato, le nuove misure potrebbero già essere pubblicate nella Gazzetta Ufficiale dell’UE a giugno 2026.

Il futuro della regolamentazione sulla sostenibilità aziendale in Europa è compromesso da un clima di incertezza ed è palese che allentando eccessivamente i controlli sulla sostenibilità e sulla catena del valore, si potrebbero avere conseguenze negative nel breve e lungo periodo.

La posta in gioco è alta: il Green Deal e la credibilità dell’Unione Europea, come leader globale nella giusta transizione, potrebbero essere a rischio.

La misurabilità e comparabilità degli impatti sulla catena del valore e gli strumenti di finanza sostenibile necessari al finanziamento dei processi di giusta transizione, sono i meccanismi essenziali per non fermare il tempo nella corsa necessaria alla riduzione delle emissioni e al raggiungimento degli obiettivi delle nazioni unite in tema di sostenibilità economica, sociale e ambientale.

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