Nel caso affrontato dalla Corte di Cassazione (ordinanza n. 7467/2023), una lavoratrice è stata licenziata per aver utilizzato la carta di credito aziendale per spese personali, risalenti a due anni prima. Il datore ha agito quando ha avuto piena conoscenza dei fatti, e la Corte ha ritenuto valida la contestazione. Il punto centrale? La tempestività non si valuta dal momento in cui il datore avrebbe potuto sapere, ma da quando ha effettivamente appreso con certezza i comportamenti del dipendente.
Perché questa sentenza è centrale per i lavoratori?
Questa decisione chiarisce che la fiducia è il perno del rapporto di lavoro subordinato. Il controllo può arrivare anche a distanza di tempo, purché motivato da prove documentali. I lavoratori devono quindi essere pienamente consapevoli delle conseguenze, anche ritardate, di comportamenti irregolari.
Il supporto sindacale come ancora fondamentale
Vogliamo sottolineare quanto sia essenziale non affrontare da soli una procedura disciplinare. Il sindacato è il primo presidio di tutela. In caso di dubbi o pressioni, è fondamentale attivarsi subito, anche in assenza di una formale contestazione.
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Guide Fisac Cgil: Responsabilità disciplinari e patrimoniali