
Un uomo può diventare Papa, spendere il suo pontificato a predicare umiltà, vicinanza con gli ultimi, un profilo basso. Ma alla sua morte, sarà chi resta a decidere cosa fare della sua eredità. E così ci si trova con quotidiani che dedicano trenta pagine alla scomparsa di un Papa morto di vecchiaia, canali di informazione che a ciclo continuo parlano di lui (ma soprattutto del nulla) ventiquattro ore su ventiquattro. Non già del lascito morale e umano della persona o del Capo di Stato e religioso, ma di mille inutili dettagli, diversivi per il pubblico. Puro intrattenimento e culto della figura, da sempre scacciato e stigmatizzato da un Papa che fu scelto proprio per queste sue caratteristiche da una Chiesa in crisi di consensi e in declino. Della morte di un pontefice nulla va buttato.
L’occasione è ghiotta per dire che siamo in lutto, c’è il cordoglio di una Nazione intera e gli ottant’anni della Liberazione d’Italia vanno celebrati con “sobrietà“.Manco fosse la street parade. E quindi, come si gestirà questa preziosa indicazione del C.d.M.? Ci sono Municipi che hanno annullato “le celebrazioni del 25 APRILE per rispetto del lutto nazionale”. E su qualche giornale la cosa è messa addirittura sullo stesso piano dello slittamento delle partite della Serie A: “I vescovi vogliono decidere anche chi vincerà lo scudetto”, scrive qualcuno.
In questo vuoto pneumatico, in questo collasso totale della coscienza collettiva, del senso morale, grande è la tentazione di lasciarsi andare, di pensare ai primi raggi di sole, pianificare le vacanze. Da oltre un secolo, in questo Paese ci dicono che la politica è una cosa assai sporca, fatta da professionisti pronti al compromesso più squalificante e privi di ogni scrupolo. Ma tutto quello che fanno, naturalmente, è per il nostro bene. Perché noi siamo eternamente minorenni e non siamo in grado di capire.
Non è così, cari amici. È una balla. Ma è pur vero che spesso – collettivamente – abbiamo assecondato questo paradigma in cambio della totalederesponsabilizzazione. Questo è il punto.
Se fra mille e più contraddizioni, tragedie, lutti e discordie il 1918 ci ha consegnato la fine degli Imperi Centrali e l’unificazione di tutti gli italiani dietro agli stessi confini, la Liberazione del 1945 ha compiuto definitivamente la missione risorgimentale, consegnando nelle nostre mani la Repubblica, il suffragio universale, la Costituzione e la libertà, che è data esclusivamente dalla responsabilità di essere cittadine e cittadini. Non un modello perfetto, fatto e finito, ma una base da cui partire per autodeterminarci, crescere come esseri umani, costruire un futuro più prospero, di pace e civiltà. Non è stato un regalo quello delle donne e degli uomini resistenti: è stata una conquista sanguinosa che si è fatta patrimonio collettivo.
Cosa fate voi ogni giorno per onorare questo lascito?“Può anche bastare, sapete, che con calma, cominciamo a guardare in noi, e ad esprimere desideri. Come vorremmo vivere, domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!”: a proposito di eredità, queste sono le ultime parole scritte dal diciannovenne Giacomo Ulivi, fucilato nel novembre del 1944, ai suoi amici.
Come vorremo vivere domani? Sta a noi, e soltanto a noi, deciderlo. Intanto, Buona Liberazione ad ognuna e ognuno di noi.
La RSA Fisac/CGIL
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