
Un emendamento pericoloso nel decreto-legge Ilva
Roma, 17 luglio – La CGIL lancia l’allarme su un nuovo attacco ai diritti dei lavoratori da parte del Governo. Maria Grazia Gabrielli, segretaria confederale del sindacato, denuncia in una nota la gravità di un emendamento inserito nel disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto-legge Ilva. Secondo Gabrielli, si tratta di “una operazione gravissima” voluta dalla maggioranza parlamentare.
Prescrizione dei crediti e limite alla tutela salariale
L’emendamento, che rischia di essere approvato in tempi brevissimi, introduce cambiamenti profondi in materia di diritti del lavoro:
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fa decorrere la prescrizione dei crediti di lavoro durante il rapporto di lavoro;
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inserisce una nuova decadenza per i recuperi salariali;
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stabilisce una presunzione di adeguatezza della retribuzione ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione;
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limita la possibilità di intervento del giudice, prevedendo che possa rideterminare la retribuzione solo in caso di “grave inadeguatezza”.
Un decreto nato per tutelare il lavoro, usato per limitarne i diritti
Gabrielli sottolinea la contraddizione tra la finalità dichiarata del decreto-legge — salvare posti di lavoro in settori come l’Ilva e il tessile — e gli effetti concreti dell’emendamento, che invece andrebbero a minare la tutela dei salari. “Il risultato – afferma – sarà rendere sempre più difficile la difesa dei diritti retributivi da parte delle lavoratrici e dei lavoratori nei confronti dei datori di lavoro”.
Un disegno più ampio di smantellamento delle tutele
La segretaria confederale evidenzia come questo intervento si inserisca in una strategia più ampia di demolizione delle tutele lavoristiche, che si avvale di ogni possibile veicolo normativo:
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dalle dimissioni per fatti concludenti,
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all’interpretazione autentica sulla stagionalità delle prestazioni,
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fino alla modifica retroattiva dei requisiti di accesso alla NASpI.
Un attacco anche alla magistratura
Gabrielli denuncia inoltre il conflitto aperto con la magistratura. L’emendamento si pone in contrasto con le sentenze della Corte di Cassazione in materia di prescrizione e giusta retribuzione, che negli ultimi anni avevano affermato principi opposti. “Si introduce una presunzione di giusta retribuzione estranea al nostro ordinamento – afferma – e si limita l’intervento giudiziale solo ai casi estremi, restringendo il campo del giudizio di merito”.
Una norma incostituzionale e inaccettabile
Secondo la CGIL, la norma contiene profili manifestamente incostituzionali e andrebbe dichiarata inammissibile fin da ora. Gabrielli conclude: “La CGIL metterà in campo ogni iniziativa per contrastare l’approvazione e l’eventuale applicazione di questo emendamento che rappresenta un attacco diretto ai diritti fondamentali dei lavoratori”.