3 ottobre 2025
La fotogallery è stata via via arricchita, durante la giornata, con le foto inviate da compagne e compagni della Fisac nelle varie piazze d’Italia.
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E ora tocca a noi, all’equipaggio di terra
da: www.collettiva.it
Editoriale di Stefano Milani – 3 ottobre 2025
Oggi il lavoro si ferma. Sciopero generale in difesa della Flotilla e per Gaza. Perché la solidarietà è un principio inviolabile, la pace un diritto universale, la Costituzione l’unica bussola da seguire
Oggi il lavoro si ferma: sciopero generale. Ma non è uno sciopero come gli altri. Non riguarda direttamente i salari, i contratti, l’occupazione. È uno sciopero che guarda oltre, che lega il mondo del lavoro al destino di chi combatte per la sopravvivenza a Gaza, di chi sfida blocchi e minacce per portare aiuto e umanità con la Flotilla. È uno sciopero di solidarietà e di coscienza.
Il governo lo dileggia, lo minaccia, lo riduce a gesto velleitario, lo insulta come fosse una provocazione. Nulla di nuovo. Ogni volta che i lavoratori alzano la testa il potere risponde col ghigno. La storia sindacale insegna che dietro l’autorità del Palazzo si cela la paura. Paura che la forza di ognuno diventi forza di tutti. Paura che la fabbrica si trasformi in piazza, che la solidarietà diventi politica, che la lotta per la pace incrini la macchina della guerra.
Questo sciopero parla di Gaza ma parla anche di noi. Dei portuali che rifiutano di caricare armi, dei docenti che insegnano la speranza, degli operai che ostacolano un’economia di guerra. Racconta un Paese che spesso preferisce voltarsi dall’altra parte. Oggi tocca a noi, all’equipaggio di terra. A chi resta qui, incrocia le braccia, rompe il torpore, afferma che nessuno è solo su questa flotta.
Diranno che serve a poco, che la Palestina non si libera bloccando tutto, che i cortei non spostano i destini della politica internazionale. Eppure, ogni volta che la classe lavoratrice si ferma, accade qualcosa. I motori si inceppano, le certezze del potere vacillano, il consenso si incrina. Un gesto forse parziale, ma necessario. Perché le conquiste nascono sempre da una pressione reale, da un grido ostinato che sgorga dal basso.
Siamo l’equipaggio di terra, dunque. Custodiamo la rotta, alimentiamo la traversata, sosteniamo la nave. Oggi ci fermiamo perché la Flotilla abbia nuovi compagni di viaggio, perché Gaza abbia voce, perché la dignità resti integra. Ogni marinaio ha il suo orizzonte, in fabbrica, a scuola, in ospedale, in ogni dove. Tutti, insieme, ad affermare che pace e lavoro si difendono allo stesso modo: organizzandosi, lottando, resistendo.