
Unire le forze per un’economia di pace e giustizia sociale
Salari e pensioni più alti, lotta alla precarietà e investimenti in sanità, istruzione e transizione ecologica.
La piattaforma della mobilitazione del 25 ottobre 2025 a Roma rilancia una visione alternativa di sviluppo: più lavoro, diritti, giustizia e democrazia.
🌍 Guerre guerreggiate e guerre commerciali: un mix micidiale
Dalla tragedia palestinese al conflitto in Ucraina, i fronti di guerra si moltiplicano e si inaspriscono, mettendo a rischio la pace mondiale.
Allo stesso tempo, la guerra commerciale USA-UE, nata con l’amministrazione Trump, si è trasformata in una realtà che penalizza l’Europa e l’Italia. Le politiche di sudditanza economica e militare stanno aggravando le diseguaglianze e indebolendo la sovranità democratica.
📉 La realtà economica è ben diversa dal racconto del Governo
Nonostante la propaganda, i numeri parlano chiaro:
- PIL fermo allo “zero virgola” e domanda interna stagnante.
- Export a rischio per dazi e incertezza energetica.
- Produzione industriale in calo da tre anni.
- Lavoro precario e povero in aumento, con oltre 6 milioni di lavoratrici e lavoratori coinvolti.
- Evasione fiscale oltre 82 miliardi l’anno.
- Diseguaglianze record: il 5% più ricco possiede metà della ricchezza nazionale.
- 100.000 giovani emigrano ogni anno.
Una realtà che smentisce il racconto di “crescita” e “ripresa” propagandato dal Governo.
💣 Austerità e riarmo: un doppio attacco a lavoro e pensioni
L’inflazione “da guerra e da profitti” (18,6% cumulata 2021-2024) ha impoverito lavoratrici e pensionati. Tra il 2022 e il 2024, 25 miliardi di euro sono stati drenati dai redditi fissi in maggiore IRPEF, senza alcuna restituzione o reinvestimento in welfare e servizi pubblici.
Le risorse vengono invece destinate alla corsa al riarmo, con un piano UE-NATO che punta a portare la spesa militare italiana dal 2% al 5% del PIL entro il 2035, ossia quasi 1.000 miliardi in dieci anni.
Un’enormità che sottrae risorse a sanità, istruzione, pensioni e sviluppo sostenibile.
🕊️ Per un’economia di pace, lavoro e giustizia sociale
Serve un’inversione di rotta. L’obiettivo è un’economia di pace fondata su lavoro, democrazia, equità e innovazione.
Per questo, il 25 ottobre 2025 a Roma, lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati si mobilitano per una nuova agenda sociale in vista della Legge di Bilancio 2026.
📢 Le proposte per cambiare rotta
Fermare la corsa al riarmo e investire nella pace
-
Ridurre la spesa militare e finanziare diplomazia, cooperazione e sviluppo sostenibile.
Tassare profitti, rendite e grandi ricchezze
- Colpire extraprofitti, evasione e speculazione.
- Stop a flat tax, condoni e sanatorie.
- Rifinanziare sanità, scuola e servizi pubblici
-
Più risorse per salute, istruzione, casa, disabilità e trasporto pubblico.
-
Piano straordinario per l’occupazione pubblica.
Restituire il drenaggio fiscale e tutelare i redditi
- Indicizzare scaglioni IRPEF e soglie ISEE all’inflazione.
- Restituire i miliardi sottratti a salari e pensioni.
Rinnovare i contratti e introdurre un salario minimo
- Rinnovo di tutti i CCNL pubblici e privati.
- Salario minimo legale ed equo compenso per lavoratori autonomi.
- Penalizzare le aziende che non rinnovano i contratti.
Riformare il lavoro e garantire stabilità e sicurezza
- Stop a precarietà, subappalti e sfruttamento.
- Riforma degli appalti e piena tutela della sicurezza sul lavoro.
Riformare le pensioni e superare la legge Fornero
- Piena rivalutazione delle pensioni.
- Pensione contributiva di garanzia per giovani e precari.
- Stop all’aumento automatico dell’età pensionabile.
- Riconoscimento dei lavori gravosi e di cura.
Diritti, immigrazione e integrazione
- Abolire la legge Bossi-Fini.
- Garantire diritti di cittadinanza e percorsi di integrazione.
Politiche industriali e Mezzogiorno
- Investire nella transizione energetica e digitale.
- Difendere l’occupazione, contrastare delocalizzazioni e rilanciare il Sud.
🚩 Mobilitarsi per cambiare il futuro
Proseguire con le attuali politiche significherebbe aggravare la crisi sociale e produttiva, impoverendo lavoratori, pensionati, giovani e donne.
Solo una mobilitazione per la pace, la democrazia e il lavoro può costruire un modello di sviluppo più giusto, sostenibile e solidale.
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