Oplà – Ottobre 2025: INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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IA ed emozioni

Ormai da anni, attraverso le funzioni di computer, telefonini, risponditori e simili, ci stanno educando a interagire non più con esseri umani, ma con macchine parlanti.

Le esperienze maturate finora dagli utenti non sono state accolte sempre calorosamente: spesso questi sistemi non comprendono le parole o non sono in grado di gestire le scelte, tanto che le telefonate si trasformano spesso in un’odissea che dura quanto il viaggio di Ulisse. Il disagio raggiunge il suo apice quando la richiesta non è contemplata tra le opzioni disponibili, costringendo l’utente a tentare diverse combinazioni per riuscire a parlare con un operatore in carne e ossa. Questi disagi, che spesso ricadono sugli utenti, non hanno fermato le aziende dal continuare a sviluppare questi sistemi, eliminando la cosa più importante delle interazioni sociali: il calore e la comprensione umana.

Ora ci troviamo di fronte a nuove evoluzioni e, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, si vogliono gestire le più disparate operazioni, scelte motivate dalla presunta miglioria della velocità di risposta.

Non si nega che l’intelligenza artificiale possa dare una grossa mano, ma manca di un fattore importantissimo: la capacità di ascoltare le emozioni, o meglio, la capacità di ascolto in generale, o la capacità di valutare e inserire nei risultati e nelle risultanze delle operazioni anche sentimenti ed impressioni.

Lasciando da parte le problematiche relative alla loro programmazione, i computer e i processori, freddi e aridi, non sono e non saranno mai in grado di percepire lo stato emotivo delle persone e di fornire risposte emotivamente valide in base a chi richiede il loro utilizzo. Sicuramente si arriverà ad una modalità in cui potranno valutare la pressione sanguigna, i battiti e le variazioni del viso, ma non saranno mai in grado di andare in profondità come può fare l’occhio umano e l’esperienza acquisita nella vita. Pensiamo alla sostituzione da parte dell’IA degli operatori umani: quest’ultimi oltre a fornire soluzioni, informazioni od a elaborare operazioni, gestiscono anche le motivazioni, rassicurando, dispensando consigli e offrendo quella  vicinanza  definita  come  “abbracci  virtuali”,  ma  pur  sempre  umani,  che aiutano e supportano soprattutto le persone più sensibili o meno avvezze. Scendendo  nel  quotidiano  e  considerando  l’attuale  uso,  l’IA  sfrutta  solo  ed esclusivamente  i  dati  di  cui  dispone  che  sono  ancora  limitati  (si  arricchisce  di informazioni man mano nel tempo con il suo utilizzo), e su questi dati ancora non totalitari  si  basano  le  sue  elaborazioni;  nei  processi  gestiti  dall’IA  mancano soprattutto le risposte derivanti da tutti i casi possibili creati dai pensieri umani e delle interpretazioni che solo l’uomo, con le sue emozioni, intelligenza, esperienza e buon senso, potrebbe fare. L’IA, quindi e da quello che ci viene detto, si limiterebbe alla gestione delle informazioni secondo i principi base della sua programmazione e secondo l’analisi delle parole con cui vengono fatte le richieste.

Siamo sicuri, quindi, che con i sistemi dell’IA si potrà sostituire tutto? E come si comporterebbero le persone che sanno di interagire con una macchina e non con una persona? Se tutto è divenuto così elementare e facile da sostituire, pensiamo a quelle operazioni o professioni che richiedono ad esempio il tatto: ci dicono che l’IA può aiutare anche nell’ambito sanitario, definendo diagnosi facendogli masticare i risultati ed i valori di esami oggettivi, ma come gestiamo il tatto usato nelle visite in presenza, con cui i medici riescono a comprendere variazioni o alterazioni? E come pensiamo di sostituire quelle rassicurazioni o speranze che i medici dispensano ai pazienti? L’IA nella scelta delle terapia considera anche le condizioni socio- economiche o delle disponibilità dei luoghi ove praticarle? E le valutazioni sanitarie che si basano anche sull’emotività del paziente come verranno prese in considerazione nel futuro se si utilizza esclusivamente l’IA senza l’apporto umano?

L’IA non potrà mai sostituire l’uomo, del resto è una sua creazione e non un suo simile. Valutandola anche per il nostro lavoro di consulenti assicurativi, fatto di mille sfaccettature ed infinite informazioni come agirebbe? Pensate che l’IA sia in grado di fornire consigli oggettivi, prendendo in considerazione l’emotività delle persone e le motivazioni delle loro richieste? La nostra esperienza insegna: quanti di noi hanno fissato appuntamenti e ne sono usciti con risultati diversi dalle esigenze originarie richieste? In quanti appuntamenti abbiamo portato all’esame bisogni che i clienti non credevano di avere?

Uno sguardo, la flessione della voce, la gestualità, le pause o le variazioni del colore del viso sono elementi che difficilmente un’IA può prendere in considerazione per una buona procedura o operazione, in quanto si basa solo sul flusso delle parole e sul loro significato o su algoritmi sterili per l’elaborazione dei dati.

Interagire con  l’IA, oltre  a essere irrispettoso nei confronti di chi la deve usare contro la propria volontà e che spesso non ne è al corrente, concludendo, non prende ancora in considerazione tutto ciò che circonda un discorso, una conversazione o una richiesta, aspetti che spesso sono fondamentali per comprendere i bisogni dell’essere umano che richiede procedure, informazioni o addirittura consigli.

Qualcuno potrebbe obiettare che l’IA non viene utilizzata solo per gli scopi appena descritti, ma anche per ricerche, elaborazioni di testi, riassunti e simili. È vero, ma come vengono elaborate queste informazioni e come vengono redatti questi documenti? Se una notizia può essere riportata in modo diverso a causa di interferenze di pensieri, simpatie e idee, possiamo essere sicuri che questi elaborati siano oggettivamente reali e privi di condizionamenti? Un racconto, una notizia, una ricerca verrà trattata in modo che i lettori possano avere  quelle scintille che  li portino a ragionare e a fare osservazioni, e quindi valutare con la propria testa avendo a disposizioni tutti i dettagli? Ma soprattutto, l’uso di queste operazioni non porta a un’ibernazione della mente umana che non cerca più dati e quindi non li confronta, che non legge più e quindi non si accultura e perde la curiosità di informarsi e di interessarsi a tutte le sfumature di un argomento? Il pericolo non sarà quello di considerare le notizie fornite dall’IA come verità assoluta? Come verranno svolte dall’IA le attività di stile, dinamiche di scrittura, puntualizzazione degli argomenti, indagine e ricerca delle notizie e verifica della loro veridicità nei testi elaborati? È vero che l’IA ha aumentato i risultati e la velocità di risposta per alcune operazioni, ma ha anche variato le professioni, trasformando gli uomini in robot che devono confrontarsi sulla produttività con CPU prive di sensazioni. Questo tipo di relazione asettica, si trasferisce inevitabilmente anche ai rapporti fra umani, rendendo le relazioni sterili e prive di ricchezza.

Negli ambienti di lavoro e nelle relazioni della vita privata, è necessario valorizzare le emozioni umane attraverso comunicazioni dirette e vicinanza, mettendo al primo posto le interazioni tra le persone. Solo con le relazioni, con un sorriso, un saluto, una parola o uno sguardo, si può creare coesione ed eliminare la freddezza che già serpeggia fra i corridoi e gli incontri di svago, dove non conosciamo nulla del nostro vicino di scrivania o di chi ci siede accanto a tavola, e spesso già siamo rinchiusi nel nostro guscio.

Se tutto si semplifica in questo modo con l’uso dell’IA, che fine faranno i sorrisi, le lacrime, la rabbia nel loro uso?

Quanti caffè in meno, quante strette di mano, quante pacche sulle spalle perderemo?

Che senso avrebbe l’esistenza di pensieri diversi se tutto venisse elaborato da un’intelligenza artificiale in modo impersonale ed unico?

Non si rischia un appiattimento delle idee e dei ragionamenti se lo si utilizza in modo eccessivo ed incontrollato?

Ed i posti di lavoro che potrebbero essere sostituiti da questi meccanismi autonomi e automatici, quante famiglie colpirebbero?

Provate a chiedere ai vari siti di IA quali saranno le ripercussioni sulle emozioni e sulla vita delle persone, e poi valutate se la risposta è veritiera o condizionata.

A. P.

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