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Intelligenza Artificiale e lavoro: cosa cambia con le nuove leggi in Italia e in Europa
L’intelligenza artificiale (IA) non è più soltanto una tecnologia emergente, ma è ormai già parte integrante dei processi produttivi, delle scelte aziendali e persino delle modalità con cui vengono selezionati e valutati i lavoratori. Per questo motivo le istituzioni europee e italiane hanno deciso di intervenire con nuove regole che mirano a garantire trasparenza, sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali.
Ma cosa significa concretamente per il mondo del lavoro?
Il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (AI Act), approvato il 2 agosto 2024, è il primo quadro normativo organico al mondo sull’ IA. L’obiettivo che si prefigge è quello di garantire che i sistemi di IA siano sicuri, trasparenti, etici e che rispettino i diritti fondamentali dei cittadini, adottando un approccio basato sulla classificazione del rischio. Questo regolamento definisce obblighi più stringenti per i sistemi ad alto rischio e vieta determinate pratiche considerate “inaccettabili”, come la manipolazione o il “social scoring”.
Per quanto riguarda la successiva normativa, è previsto che dal 2025 entreranno i primi obblighi generali e i divieti per pratiche come il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro, o l’uso di dati biometrici senza adeguate garanzie.
Dal 2026, invece, saranno pienamente operative le norme per i sistemi ad alto rischio, tra cui molti strumenti per la selezione e gestione del personale.
L’Italia è stato il primo paese europeo a dotarsi di un quadro normativo organico in tema di IA, una legge nazionale che integra e in alcuni casi anticipa l’AI Act.
La legge 23 settembre 2025, n. 132 recante “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”, ribadisce i principi di trasparenza , divieto di discriminazione e dignità del lavoro, introducendo novità rilevanti per i rapporti tra imprese e dipendenti.
Andando nello specifico, i punti salienti possiamo riassumerli in base a quanto segue.
A) Nasce un osservatorio sull’IA presso il Ministero del Lavoro, con il compito di monitorare l’impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro;
B) le decisioni automatizzate non possono essere lasciate al solo algoritmo: è obbligatoria la supervisione umana e i lavoratori hanno diritto di contestarle;
C) si rafforza la tutela contro le discriminazioni, con particolare attenzione alla parità di genere;
D) l’uso illecito della IA può comportare sanzioni penali con pene fino a cinque anni di reclusione.
La legge affronta anche altri aspetti sensibili, come la protezione dei minori nell’uso di sistemi generativi e l’obbligo di trasparenza sulle opere prodotte con assistenza dell’IA.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, l’IA offre opportunità e rischi: se da una parte potrebbe significare una automatizzazione dei compiti ripetitivi, liberando tempo per attività creative e di valore, seguita da un miglioramento della produttività grazie a sistemi di analisi avanzati; dall’altro si potrebbero verificare dei rischi legati a possibili discriminazioni nei processi di selezione e valutazione qualora gli stessi algoritmi fossero addestrati su dati distorti. Così come, altro aspetto rischioso da considerare, una maggiore sorveglianza dei lavoratori con strumenti in grado di monitorare performance, comportamenti o addirittura emozioni.
Altro elemento preoccupante potrebbe essere la perdita di autonomia decisionale, tale rischio è connesso dal crescente utilizzo delle macchine nelle scelte aziendali.
In tale contesto lavorativo si potrebbero creare crescenti disuguaglianze tra lavoratori qualificati e non, con il pericolo di lasciare indietro chi non ha accesso a percorsi di formazione.
Da questa prima se pur sommaria analisi, emerge l’impatto che l’IA avrà nella società civile e in particolare nel mondo del lavoro, ma la domanda che dobbiamo porci è questa: Generali Italia come sta vivendo tutto questo?
Per Generali Italia l’IA è diventata, e lo sarà sempre più, una leva strategica per migliorare l’esperienza dei clienti, aumentando l’efficienza interna e la creazione di nuove opportunità di businness.
Nel piano di sviluppo triennale (2025-2027) la compagnia ha destinato oltre 325 milioni di euro all’innovazione, con particolare attenzione all’IA. L’obiettivo è passare da un approccio basato sulla gestione dei rischi dopo che si manifestano, ad uno capace di prevenirli e di offrire soluzioni personalizzate.
Come per ogni innovazione, anche l’IA per Generali presenta rischi e criticità: in primo luogo è necessario garantire la qualità, la produzione e l’affidabilità dei dati; il rispetto della privacy e della normativa vigente; l’uso etico degli algoritmi; il superamento dei costi di implementazione e favorire la cultura digitale tra i dipendenti.
Assicurare, infine, la trasparenza delle decisioni, soprattutto nei processi sensibili come la liquidazione dei sinistri.
In conclusione possiamo dire che Generali Italia sta tracciando una strada che unisce tecnologia e centralità della persona. In questa ottica l’IA diventa non solo uno strumento di efficienza, ma anche un alleato strategico per offrire servizi più vicini, tempestivi e sostenibili.
Dal punto di vista generale le nuove regole europee e italiane segnano un passaggio storico, possiamo senz’altro dire che l’IA non può più essere considerata terra di nessuno, ma uno spazio nuovo da governare.
Ora la sfida sarà applicare la legge e tradurla nella pratica, garantendo trasparenza, supervisione e rispetto dei diritti; serviranno formazione continua, strumenti di audit indipendenti e un coinvolgimento più attivo delle parti sociali.
Il futuro del lavoro non dipenderà solo dagli algoritmi, ma soprattutto da come le imprese, i lavoratori e le istituzioni sapranno governarli.
Gian Luigi Ricupito