
Dall’intervento di Sigfrido Ranucci – Roma 25 ottobre 2025
L’importanza dell’informazione come bene pubblico
«La libertà di stampa non è una parola vuota»: con queste parole si apre l’intervento dal palco, davanti a una piazza gremita e partecipe. Un ringraziamento sentito alla solidarietà del pubblico e al sindacato, che ha scelto di mettere al centro dell’agenda un tema cruciale: il diritto dei cittadini a essere informati.
Essere informati significa comprendere la realtà che ci circonda, dare senso ai numeri, alle scelte politiche, ai silenzi. Significa, soprattutto, poter esercitare un giudizio critico e consapevole.
Un Paese in emergenza sociale
Dietro la libertà di stampa si nasconde la possibilità di raccontare le disuguaglianze. Sei milioni di italiani, pari al 10% della popolazione, nel 2024 non hanno potuto curarsi. Nelle scuole italiane oltre 360 mila alunni disabili non ricevono l’assistenza di cui hanno diritto. Quasi sei milioni di persone vivono in povertà assoluta.
L’informazione serve anche a denunciare queste realtà, a raccontare le cause e le responsabilità di un sistema che lascia indietro i più fragili.
Lavoro e sicurezza: un’emergenza taciuta
Ogni anno in Italia circa mille persone perdono la vita sul lavoro. Tra loro ci sono anche gli uomini delle forze dell’ordine: 65 morti l’anno in media. Raccontare queste storie significa dare voce a chi non ce l’ha, svelare le falle nella sicurezza, denunciare il precariato che affligge migliaia di lavoratori, compresi i 300 mila precari della scuola.
Ambiente e legalità: i reati che avvelenano il futuro
Ogni anno vengono commessi circa 50 mila reati contro l’ambiente. Sono crimini che inquinano l’acqua, la terra e l’aria, mettendo in pericolo le generazioni future. Anche qui, il ruolo dell’informazione è essenziale: spiegare, indagare, portare alla luce ciò che si vuole nascondere.
Memoria e democrazia: la libertà di ricordare
Difendere la libertà di stampa significa anche difendere la memoria collettiva, oggi minacciata da chi vorrebbe cancellare il passato per riscriverlo. È la memoria che consente di comprendere il presente e di evitare l’“oblio di Stato”.
Giornalisti sotto attacco
Dal dopoguerra a oggi, 30 giornalisti italiani sono stati uccisi per aver raccontato la verità: il terrorismo, i conflitti, la criminalità organizzata. Oggi 270 vivono sotto tutela e 26 sono costretti alla scorta. Difendere la libertà di stampa significa difendere la loro sicurezza e il diritto di tutti a conoscere i fatti.
Contro le querele bavaglio
Serve una legge contro le liti temerarie, strumenti usati per intimidire e zittire chi fa informazione. «Mettere il bavaglio ai giornalisti significa impedire ai cittadini di essere informati e di scegliere consapevolmente».
Un impegno collettivo
La libertà di stampa non riguarda solo chi scrive, ma chi legge. Difenderla significa difendere la nostra felicità e la possibilità di capire, scegliere, partecipare. È un dovere comune, perché un Paese che non si informa è un Paese che non decide.