Manovra. Tagliano su tutto, spendono per le armi. Una manovra sbagliata


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S C I O P E R O   G E N E R A L E


1. Un Paese fermo, ma il Governo festeggia

L’Italia è in piena stagnazione economica: PIL allo “zero virgola”, due trimestri consecutivi in recessione, deindustrializzazione in corso da tre anni, salari e pensioni che non recuperano l’inflazione e un’occupazione che cresce solo per gli over 50, trascinata dall’aumento dell’età pensionabile.

Nonostante ciò, il Governo parla di risultati “formidabili”, ignorando un Paese che arretra, mentre aumentano cassa integrazione, crisi aziendali e precarietà.

2. Il fiscal drag: chi paga davvero il miglioramento dei conti pubblici

Il miglioramento dei conti, che probabilmente ci porterà nel prossimo anno ad avere un deficit sotto il 3% del Pil, quindi fuori dalla procedura di infrazione, non cade dal cielo: lo pagano lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati attraverso il drenaggio fiscale.

Cos’è il drenaggio fiscale (fiscal drag)? Quando, a causa dell’inflazione, lo stipendio aumenta “sulla carta” ma gli scaglioni fiscali e le detrazioni fiscali restano fermi, così si pagano più tasse abbattendo ulteriormente il potere d’acquisto.

Il drenaggio fiscale, non neutralizzato dal Governo, ha sottratto negli ultimi tre anni:

  • 700 euro ai redditi da 20.000 euro,
  • 2.000 euro a quelli da 35.000,
  • oltre 3.000 euro a chi guadagna 55.000 euro.

La riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% porta benefici irrisori (massimo 440 euro), mentre la tassazione al 5% degli aumenti contrattuali è limitata, escludendo milioni di lavoratrici e lavoratori e tutto il pubblico impiego.

3. Welfare pubblico al collasso: Sanità e servizi sotto attacco

Il Fondo Sanitario Nazionale scende al 5,93% del PIL nel 2028, il livello più basso di sempre.

La manovra conferma un definanziamento strutturale che mette a rischio i Livelli essenziali di assistenza (LEA), alimenta liste d’attesa e spinge verso la privatizzazione.

Stesso schema su istruzione, non autosufficienza, casa e servizi territoriali: tagli e sottofinanziamento sistematico.

4. Pensioni: altro che superare la Fornero, la peggiorano

L’età pensionabile aumenterà di un mese nel gennaio 2027 e di altri due mesi nel gennaio 2028. La manovra aumenta l’età pensionabile per quasi il 99% di lavoratrici e lavoratori, cancella ogni flessibilità in uscita e chiude anche gli ultimi spiragli (“opzione donna”, “quota 103”).

Si tradisce apertamente la promessa di superare la Fornero, peggiorandola.

5. Austerità espansiva: meno spesa sociale, nessuna politica industriale

Non un euro di fiscal drag è restituito o destinato alla spesa sociale.

Gli investimenti pubblici nel Documento Programmatico di Bilancio presentano un eloquente “zero”.

Continuano deindustrializzazione, crisi aziendali e perdita di capacità produttiva, senza alcuna strategia nazionale per transizione ecologica, energetica o tecnologica.

6. La scelta politica: tagliare diritti per finanziare il riarmo

La manovra prepara l’attivazione della Clausola di Salvaguardia del Patto di Stabilità, per escludere le spese militari dal deficit e sbloccare risorse per il riarmo.

Il Governo prevede:

  • +23 miliardi alla Difesa nei prossimi tre anni
  • fino al 5% del PIL in spesa militare entro il 2035

Risorse sottratte a sanità, salari, pensioni, servizi pubblici e investimenti civili.

7. PNRR usato come coperta per coprire i tagli

La rimodulazione del PNRR non serve a migliorare progetti e riforme, ma a spostare risorse per coprire la manovra.

Il Governo tenta di usare fondi europei per:

  • sostenere incentivi alle imprese,
  • compensare tagli nazionali,
  • sorreggere un disegno di bilancio all’insegna dell’austerità.

La CGIL ribadisce la sua opposizione all’uso del PNRR per il riarmo e rivendica che le decisioni che saranno assunte sul Piano debbano essere trasparenti e frutto di una larga condivisione.

8. Fisco: misure inefficaci per lavoratrici e lavoratori, regali ai ricchi e nuove sanatorie

La manovra fiscale conferma un’impostazione regressiva:

  • IRPEF: col taglio della seconda aliquota dal 35% al 33% ci saranno vantaggi minimi e non progressivi.
  • Detassazione contratti: una sorta di flat tax sugli aumenti contrattuali con aliquota fissa al 5%, per i redditi fino a 28mila euro, vantaggi limitati e temporanei. 
  • Viene ridotta poi dal 5% all’1% la tassazione dei premi di risultato e aumenta il tetto da 3 mila a 5 mila euro.
  • Introdotta anche una tassazione agevolata al 15% per gli straordinari, i turni notturni e i festivi.
  • Regime per i “super ricchi”: si alza a 300.000 euro l’imposta forfettaria.
  • Rottamazione dei debiti: una nuova sanatoria con gettito quasi nullo.

Nessun intervento strutturale su evasione, profitti ed extraprofitti.

9. Lavoro: interventi spot, niente politiche attive, nessuna strategia sul precariato

Il mercato del lavoro è debole: cresce solo l’occupazione degli over 50, trainata dall’innalzamento dell’età pensionabile, mentre la qualità del lavoro peggiora.

La manovra risponde con incentivi temporanei e limitati per una certa fascia di reddito, piccoli rifinanziamenti e interventi emergenziali, senza politiche attive, senza stabilizzazione dei servizi pubblici per l’impiego, senza un piano per fermare l’emigrazione di 100.000 giovani l’anno.

10. Povertà: piccoli correttivi all’ADI, ma tagli pesantissimi al Fondo povertà

Scompare il famigerato “mese di pausa” dopo 18 mesi di erogazione dell’Assegno di Inclusione, ma subito dopo arrivano i tagli:

  • -54 milioni al finanziamento ADI nel 2026,
  • -90 milioni nel 2027,
  • forti riduzioni al Fondo per il sostegno alla povertà fino al 2034.

Si indebolisce ulteriormente un sistema già insufficiente e categorico, che non garantisce universalità né reale contrasto alla povertà.

11. Le proposte della CGIL: una strada alternativa è possibile

La CGIL chiede:

  • restituzione e neutralizzazione del fiscal drag;
  • rinnovo dei contratti pubblici e privati;
  • valorizzazione salariale e piena rivalutazione delle pensioni;
  • flessibilità previdenziale e pensione di garanzia per giovani e precari;
  • politiche industriali per lavoro stabile, sicurezza e innovazione;
  • lotta alla precarietà e al lavoro povero;
  • investimenti in welfare, sanità, istruzione, casa e non autosufficienza;
  • contributo di solidarietà dall’1% più ricco;
  • stop alla corsa al riarmo.

12. Conclusioni: una manovra ingiusta, inefficace e pericolosa

La manovra 2026 non sostiene l’economia, peggiora la vita delle persone e sposta risorse dai diritti sociali alle spese militari.

Una scelta politica chiara: austerità per molti, privilegi per pochi.

Ed è per questo che la CGIL continuerà la mobilitazione per cambiarla.

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