ANPI: ricordiamo Duccio Gaimberti

Oggi, a 81 anni dalla sua uccisione, ricordiamo Duccio Galimberti: avvocato, comandante partigiano, Medaglia d’Oro della Resistenza e Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

Nato a Cuneo il 30 aprile 1906, figlio di Tancredi Galimberti e della poetessa Alice Schanzer, Duccio non accettò mai alcun compromesso con il fascismo. Già negli anni più bui lavorò per unire gli antifascisti cuneesi, rifiutando privilegi e ispirando con il suo esempio un’intera generazione.

Il 26 luglio 1943, all’indomani della caduta di Mussolini, parlò alla folla da una finestra del suo studio affacciata su Piazza Vittorio a Cuneo e poi in un comizio a Torino.
Le sue parole – “La guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del fascismo” – gli valsero subito un mandato di cattura.

Dall’8 settembre lo Studio Galimberti divenne centro operativo della Resistenza.
Con Dante Livio Bianco e altri compagni costituì la banda Italia Libera, dalla quale nasceranno le Brigate di Giustizia e Libertà.
Ferito durante un rastrellamento, sopravvisse grazie alle cure di una dottoressa ebrea sfuggita ai nazisti. Una volta ristabilito, fu nominato comandante di tutte le formazioni GL del Piemonte.
Operò come dirigente militare e “diplomatico”, stringendo patti con i maquisards francesi e coordinando le formazioni in Val d’Aosta.

Il 28 novembre 1944 venne arrestato a Torino dai repubblichini. Sottoposto a torture spietate nella caserma delle Brigate Nere di Cuneo, non parlò.
Il 4 dicembre fu assassinato nei pressi di Centallo, colpito alle spalle.
Un comandante, un giurista, un partigiano libero fino all’ultimo respiro.

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