
La questione dell’oro deve rappresentare, per la destra italiana, una specie di campanella degli esperimenti di Pavlov. 90 anni fa l’oro serviva per finanziare le tragiche avventure coloniali del regime mussoliniano. Oggi non si capisce bene a cosa miri l’ormai famoso emendamento alla legge di Bilancio presentato da Fratelli d’Italia per stabilire che le riserve auree appartengano al popolo.
Di per sé, che l’oro sia dello Stato (o del Popolo) non è negativo e del resto in altri Paesi la legge prevede, con diverse formulazioni, che l’oro sia dello Stato, del Governo, diciamo dei rappresentanti del Popolo. È così, ad esempio, in Francia e Germania. Il punto è che la gestione dell’oro, e quindi la decisione di come impiegarlo, è invece rimessa alla Banca Centrale del Paese. Su questo l’emendamento non dice molto e questo silenzio è ciò che preoccupa la BCE e francamente anche noi.
Ora, è possibile che questa mossa faccia parte del repertorio di futile propaganda degli esponenti del Governo, che si conclude in titoli dei giornali e dei telegiornali senza approdare a nulla di concreto, sul modello del ponte sullo Stretto che, se si dovesse dar retta ai comunicati social del Ministro Salvini, sarebbe completato da anni.
Vi è però un’altra possibilità, ossia che il Governo sappia bene di aver fatto promesse che non può mantenere senza incidere profondamente sulle finanze pubbliche.
In particolare, i Paesi della NATO si sono impegnati ad aumentare in modo cospicuo le spese militari ossia, in particolare, l’acquisto di equipaggiamento militare americano. Certo, il Governo cerca di far passare per spese militari anche la sistemazione delle aiuole per cercare di ridurre le ulteriori uscite, ma i vertici NATO e americani non sono così sprovveduti e bisognerà mettere pesantemente mano al portafoglio.
Si tratta di decine di miliardi l’anno che si aggiungono al forte aumento delle spese militari già registrato nel 2025. Da dove prendere questi soldi? Aumentare le tasse sarebbe alquanto impopolare. Non rimane che emettere nuovo debito, approfittando del calo dei tassi che si protrae dal 2024 e che sembrerebbe dover continuare nei prossimi mesi.
In questo contesto l’oro potrebbe servire non tanto per essere venduto, mossa che provocherebbe la reazione dell’Eurosistema e probabilmente anche del mondo finanziario internazionale, a partire dalle Agenzie di Rating che ultimamente sono state, invece, piuttosto benevole verso l’Italia, ma per costruire una qualche sorta di garanzia su nuovi prestiti. Il problema è che non si può mettere a garanzia qualcosa di cui non si dispone e l’oro, nei Paesi dell’Eurozona, è parte dell’attivo della Banca Centrale che lo gestisce. Si tratterebbe dunque di sfilarlo dal bilancio della Banca d’Italia che si troverebbe a dover gestire una potenziale perdita di circa un quarto del proprio attivo.
La lettera del Ministro Giorgetti alla BCE, che segue una consultazione tra MEF e Banca d’Italia, dovrebbe far propendere per una lettura di pura propaganda a cui non vi sarà alcun seguito. Vi è però da dire che le pressioni a cui il Governo è sottoposto per l’acquisto delle armi sono notevoli e potrebbero portare a gesti alquanto arrischiati.
Come CGIL, abbiamo organizzando per venerdì 12 dicembre uno SCIOPERO GENERALE contro la finanziaria del Governo che reputiamo sbagliata e totalmente inadatta ad affrontare i problemi del Paese.
La vicenda dell’oro “del popolo” è un’ennesima distrazione; nel migliore di casi, una mossa disperata qualora i “consigli che non si possono rifiutare”, che arrivano da oltre oceano, fossero più inderogabili di quanto si possa immaginare.
Roma, 11 dicembre 2025
La Segreteria Nazionale
Ascolta l’intervento di Alessandro Agostino – Fisac CGIL Banca d’Italia