
In questa giornata non vogliamo dimenticare quello che è accaduto ma soprattutto quello che sta accadendo in Palestina dopo la “tregua” di metà ottobre.
Ricordiamo anche che è sempre attiva la campagna di raccolta fondi organizzata dalla CGIL
- Iban: IT42S0103003201000002774730
- Intestato a: Cgil – Confederazione Generale Italiana del Lavoro
- Causale: Aiuti umanitari Gaza
Da repubblica.it – tratto dall’articolo di Francesca Caferri
La Situazione a Hathrura: Espansione degli Avamposti e Abbandono delle Famiglie Palestinesi
Due mesi fa, sulla collina di fronte all’insediamento israeliano di Maale Adumim, nei Territori Palestinesi Occupati, esisteva una sola casa. Oggi ce ne sono tre, e una quarta è stata costruita accanto a una bandiera israeliana. Dietro la curva, dove prima viveva la famiglia di Abu Omar, beduino palestinese, ora rimangono soltanto rovine e recinti distrutti. Uomini, donne e bambini sono stati costretti ad allontanarsi un mese fa, diretti verso Gerico, a causa dell’ultima aggressione notturna dei coloni israeliani residenti sulla collina.
«Ogni giorno succede qualcosa: lanciano pietre, tagliano i tubi dell’acqua e bloccano i pascoli. Non è facile restare qui», racconta Abu Jihad, 53 anni, attuale capo dell’ultima famiglia rimasta nell’area. «Ma questa è la nostra terra. Non abbiamo un altro posto dove andare».
L’Arresto di Abu Jihad e la Lotta per Proteggere la Propria Casa
Abu Jihad è tornato a casa da pochi giorni. La notte dell’aggressione, mentre aspettava l’arrivo della polizia, era andato ad aiutare i vicini. Tuttavia, quando gli agenti sono arrivati, hanno arrestato lui invece dei coloni. L’accusa? Aver lanciato pietre contro chi stava dando fuoco alle abitazioni.
Dopo 17 giorni in cella, è tornato a Hathrura e, con l’aiuto di volontari israeliani, ha installato telecamere intorno alla casa e ai recinti degli animali, nella speranza di proteggere proprietà, figli e nipoti. «I bambini sono la mia preoccupazione più grande», confessa.
Un’Area Strategica: Strada 1, Progetto “E1” e Continuità Territoriale
Questa parte della Cisgiordania è uno dei punti più caldi del conflitto. A pochi metri passa la Strada 1, l’arteria che collega Gerusalemme al Mar Morto, e qui è previsto il controverso progetto “E1”, destinato a espandere una catena di insediamenti per circondare Gerusalemme, interrompendo così la continuità territoriale prevista per un futuro Stato palestinese.
Cresce la Violenza dei Coloni: Dati ONU su Attacchi e Perdite Territoriali
La violenza e l’appropriazione di terre in Cisgiordania non sono casi isolati. Secondo le Nazioni Unite, nel 2025 gli attacchi dei coloni contro i palestinesi sono stati 1.680 – una media di cinque al giorno. Dall’ottobre 2023, 33 persone sono morte e solo nel 2024 ai palestinesi è stata sottratta più terra di quanta ne sia stata sottratta dopo gli Accordi di Oslo. Inoltre, dal 2022 il numero di colonie e avamposti israeliani (outpost) è aumentato del 50%, raggiungendo 210 insediamenti, tutti considerati illegali dalla legge internazionale.
La Fretta dell’Estrema Destra e l’Aumento degli Attacchi
Secondo l’attivista israeliano Dror Etkes, la velocità con cui i coloni si appropriano delle terre è aumentata perché “sanno che le elezioni si avvicinano”. Il metodo è spesso lo stesso: prima una roulotte con una bandiera, poi l’arrivo degli animali e infine il blocco delle vie di accesso ai pascoli, seguito dagli attacchi. I pastori beduini, già tra i più vulnerabili, vedono la loro economia distrutta e le loro famiglie sotto minaccia.
Il Caso di Masafer Yatta: Una Comunità sotto Pressione
Nemmeno l’attenzione internazionale riesce a proteggere le comunità palestinesi. Masafer Yatta, resa famosa dal documentario premio Oscar No Other Land, vede le sue terre e case strappate giorno dopo giorno. Esattamente come accade a Hathrura, le famiglie qui lottano per restare sulle proprie terre.
Al-Khan Al Akhmar: Simbolo di Resistenza
Al-Khan Al Akhmar è considerato il caso simbolo dei beduini palestinesi. 25 anni fa, intellettuali israeliani come Amos Oz, Abraham Yeshoshua e David Grossman e la diplomazia europea si mobilitarono per difendere questa comunità. Oggi le 32 famiglie che vivono lì sono ancora sotto assedio, con l’insediamento di Kfar Adumim a soli 500 metri di distanza.
Violenza, Impunità e Testimonianze Dirette
La violenza dei gruppi di coloni – atti di picchettamento, incendi e aggressioni – è all’ordine del giorno. Solo nelle ultime 72 ore si sono registrati sei palestinesi feriti da proiettili, tre dei quali in condizioni gravi. Sorprendentemente, spesso polizia ed esercito proteggono gli aggressori anziché le vittime, come dimostra il caso di Abu Jihad.
La Crisi Identitaria in Israele e l’Appello alla Democrazia
Secondo lo scrittore David Grossman, ciò che sta accadendo in Cisgiordania riflette una crisi identitaria più ampia in Israele, dove l’attuale governo di estrema destra mina qualsiasi possibilità di pace con i palestinesi e smantella elementi fondamentali dello Stato di diritto. Grossman sottolinea che la democrazia richiede difesa attiva, non solo tristezza o indignazione.
Volontariato e Solidarietà: Le Ronde di Protezione in Cisgiordania
Di fronte all’aumento della violenza, gruppi israeliani come Standing Together e Rabbis for Human Rights hanno organizzato ronde protettive in diverse aree della Cisgiordania, nella speranza di frenare gli attacchi. Tuttavia, come ammette Dotan Vaisman della Solidarity Guard, “non possono esserci presenti 24 ore al giorno in tutti i luoghi”.
Una Domanda Senza Risposta: Ci Sarà Futuro per la Famiglia di Abu Jihad?
La domanda che resta aperta è questa: la famiglia di Abu Jihad sarà ancora lì quando torneremo la prossima volta?La situazione a Hathrura, come in molte altre zone della Cisgiordania, rimane fragile e incerta, in un contesto di violenza crescente, espansione degli insediamenti e diritti umani sempre più compromessi.