
Attualmente, rileva Fitoussi, i paesi europei, nel loro insieme, sono di fronte a problemi comuni: ”non vediamo quale possa essere il motore per favorire la ripresa in Europa visto che la disoccupazione continua a crescere; che i redditi, al netto delle imposte, continuano a calare a causa dell’aumento delle tasse; che le pensioni si riducono; che la maggior parte dei paesi europei continuano a seguire politiche restrittive. L’insieme dei fattori che potrebbero contribuire ad aumentare i consumi, quindi, sono negativi. In queste circostanze non vediamo quale potrebbe essere il motore per favorire gli investimenti”. Le aziende private, poi, rileva l’economista, ”continuano ad ottenere prestiti a tassi elevati a causa dei problemi legati ai debiti sovrani”. A subire ”in pieno” gli effetti della crisi, osserva Fitoussi, ”sono soprattutto le aziende europee, quelle italiane, quelle francesi, che sono posizionate sui mercati interni”. Per Fitoussi quindi non si puo’ fare guardando ai dati del secondo trimestre 2013, diffusi il 14 agosto scorso dall’Eurostat (il pil nell’Eurozona ha registrato una crescita dello 0,3% dopo -0,3% nel primo e in Italia -0,2% dopo -0,6% nel primo), ”una regola generale”: il secondo trimestre dell’anno per l’area dell’euro, infatti, e’ stato ”un buon trimestre tra virgolette ma di certo non si puo’ dire che sia sinonimo di ripresa”.
La situazione di instabilità politica in Italia ”crea sicuramente incertezza” anche se “non ha effetti immediati sull’evoluzione economica del Paese”. Soprattutto, conclude, “non favorisce i programmi a lungo termine e crea incertezza riguardo alle politiche fiscali”.