
Inoltre, prosegue Megale, “il presidente dell’Abi deve far pace con se stesso e decidere se sceglie la via del dialogo e del confronto o quella dell’attacco all’occupazione. Strada quest’ultima che sarà contrastata con fermezza, a partire dalla difesa dei diritti di contrattazione di secondo livello. È ora di dirlo forte e chiaro che, pur nel mezzo della crisi, ciò che consente al sistema del credito di tenere è la grande capacità professionale delle lavoratici e dei lavoratori che rappresentano il vero patrimonio, il vero valore aggiunto che consente di mantenere un rapporto di fiducia con la clientela”.
Secondo il numero uno della Fisac “è tempo che i banchieri facciano pubblicamente autocritica per rilanciare un modello di banca che abbia al centro il sostegno all’industria, la riapertura dei rubinetti del credito per gli investimenti, il tutto per ridare valore e dignità al lavoro”. Così come, sempre per i banchieri, “è tempo che riducano non solo le spese improprie ed esagerate di consulenza ma anche che imparino ad usare l’idea della solidarietà, superando quell’egoismo individuale, per rivedere così i loro compensi in relazione a quanto indicato dal presidente del Consiglio come tetto per i manager pubblici”, conclude Megale.