
La CGIL, “ritiene positiva questa boccata di ossigeno per gli investimenti, vista la perdurante crisi e il costante calo dell’occupazione”. Sottolinea, però, che “i programmi finanziati da fondi europei erano in programmazione da diverso tempo e finalmente vedono un po’ di concretezza, come dire: ‘meglio tardi che mai’”.
“Il fatto che si concentrino all’80% nelle quattro regioni dell’ex area convergenza (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia) – spiega il sindacato di Corso d’Italia – dipende dalla fonte di finanziamento relativa ai fondi strutturali del ciclo di programmazione precedente. Queste misure sono in realtà accelerazione di spesa della programmazione del ‘piano operativo nazionale ricerca e competitività’ del 2007/13, che a fine mese avrebbero visto una decurtazione in ragione dei ritardi di spesa”.
“Dei 24 contratti di sviluppo oggi annunciati – aggiunge ancora la CGIL – circa 6/7 sono già in stato di esecuzione, mentre per i rimanenti è indispensabile che sugli impegni presi dai governi precedenti si sblocchi la programmazione evitando il rischio di perdere ulteriori risorse comunitarie”.
“Sicuramente è importante – rimarca la CGIL – che il governo dia corso a programmi a lungo attesi e che questi siano finalizzati a salvaguardare un pezzo di occupazione che rischiava di scomparire. Non a caso alcune delle aziende che hanno sottoscritto o che sottoscriveranno i contratti di sviluppo sono coinvolti in crisi o in processi di riconversione industriale”.
“Visti i tempi di attuazione dei contratti di sviluppo relativamente di medio – lungo periodo, il ‘governo del fare’ – conclude la CGIL – deve ora mettere in campo una vera strategia economica che non si accontenti di attuare quanto i governi passati hanno programmato, ma deve sostenere investimenti e occupazione, promuovendo anche idee nuove di politica industriale in grado di trainare il Paese fuori dalla crisi e dare una ripresa dell’occupazione vera e consistente”.