Incanta la virginale ingenuità con cui sono descritte le auliche virtù e i virtuosi principi che presiedono alla progressione di carriera.
Attenzione, però: a convincersi di stare nel mulino bianco si finisce a parlar con la gallina!!
Nella vulgata comune, invece, si ritiene che, fatti salvi gli appartenenti, la carriera si fa per caso, una specie di lotteria dove ti deve andar bene perché:
– qualcuno valorizza le tue capacità
– la struttura di appartenenza è destinataria di qualche promozione
– nessun altro concorre.
Il protocollo di sicurezza contempla anche che non ne devi parlare con nessuno.
E così tanti meritevoli vivono in clandestinità il giusto riconoscimento e tanti altri meritevoli aspettano la prossima estrazione.
Queste sono le radiose, progressive sorti di una conglomerata priva di un modello organizzativo moderno (magari un divisionale puro dotato di una catena gerarchica breve dove poteri e responsabilità siano immediatamente riconoscibili), con un livello di forza-lavoro sotto la soglia oltre la quale la capacità produttiva involve, priva di un sistema coerente di strutture e ruoli e conseguente sistema di inquadramenti.
Della qualità del management è già stato detto quasi tutto.
Politicanti di ogni genere (inclusi i duri e puri di nordica genia che, pur blaterando di Roma ladrona, sgomitano per piazzare loro referenti nel sistema bancario) sponsorizzano manager di ogni genere.
Concludiamo con la richiesta di una grazia:
si usi il lemma “CAPO” con estrema parsimonia! Esso, implicando principi morali e competenze che francamente si fatica a vedere, richiama la memoria di veri Uomini. Per le nostre piccole cose direttore, dottore etc sono più che sufficienti.
Fisac/CGIL
Unicredit Campania
Napoli, 8 luglio 2015