FVG: I sindacati denunciano, pressing sugli addetti che non raggiungono il budget.

da MessaggeroVeneto – UDINE. Il pressing ha raggiunto livelli tali che «un collega – racconta il dipendente di un istituto di credito – ha proposto a mio padre, che ha 85 anni, il contratto telepass. Papà, che è sì anziano ma molto sveglio, gli ha risposto: “Ma non è che dovrebbe chiedermi se ho la patente, prima di propormi il telepass?”».

La storia strappa un sorriso, ma è emblematica di quel che è accaduto, e forse accade ancora, all’interno delle banche, dove tutto si misura, anche i dipendenti, in termini di risultati raggiunti rispetto agli obiettivi prefissati. A prescindere.
È accaduto lo stesso in Popolare Vicenza e Veneto Banca, dove in prima fila a rispondere di ciò che è stato fatto, ci sono i dipendenti allo sportello, e non il management che ha impartito gli ordini, «management ancora al suo posto o magari – considera il segretario della Fiba Cisl, Roberto De Marchi – se ne va con una ricca liquidazione che paga il silenzio».«Noi denunciamo l’esistenza di pressioni all’interno di tante banche dal lontano 2003 – aggiunge Mattia Grion, segretario dei bancari della Cgil -. È chiaro che ognuno poi risponde alla propria coscienza, ma è difficile resistere a un pressing quotidiano che inizia al mattino e finisce la sera.
Quella di non ascoltare le esigenze del cliente ma proporre prodotti preconfezionati a prescindere da chi ti trovi di fronte, è una prassi consolidata. Si indicano al dipendente i prodotti, gli si danno obiettivi da raggiungere e un tempo. Se l’impiegato raggiunge il risultato indicato, allora è bravo; in caso contrario è un incapace, è a rischio trasferimento, è uno “sfigato” indicato come tale nel corso di riunioni o convention».
E se pure si gioca a scaricabarile assegnando la responsabilità all’ultimo anello della catena, ovvero a colui che “ha mostrato la faccia” intrattenendo rapporti con la clientela, «vale la pena ricordare – sottolinea Grion – che dei 180 miliardi e spiccioli di sofferenze bancarie evidenziate oggi dal sistema, l’80% non è stato vagliato dagli impiegati, ma approvato dai consigli di amministrazione e delle direzioni generali. Almeno su questo – rimarca il sindacalista – la responsabilità dei vertici è abbastanza evidente».
In Veneto banca e Popolare Vicenza prestiti, mutui, affidamenti erano subordinati all’acquisto di azioni. Perché? «Sempre per la logica dei risultati da raggiungere nel più breve tempo possibile – è la chiave di lettura del segretario dei bancari della Cgil -. Negli ultimi anni questo è stato sempre molto evidente: utili a tutti i costi e rapidamente.
Poi la trasformazione delle Popolari in Spa, a mio avviso non poteva che tradursi in un bagno di sangue per Veneto Banca e Popolare di Vicenza. E ciò a causa del poco tempo assegnato dalla legge per l’operazione che non poteva non far emergere i problemi che c’erano».

Photo by katerha

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