La soluzione ‘ibrida’ trovata dal Governo con il decreto licenziato in tutta fretta lo scorso 23 novembre per il salvataggio delle quattro banche commissariate da Bankitalia (Banche Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti) ha scongiurato l’applicazione integrale del meccanismo del bail in, entrato poi in vigore il 1° gennaio di quest’anno, addossando la copertura delle perdite, in parte, agli azionisti ed obbligazionisti subordinati e, per il residuo, agli altri istituti bancari italiani; in tal modo è stato evitato il coinvolgimento dei titolari dei conti correnti eccedenti i 100 mila euro.
Le conseguenze negative dell’operazione di salvataggio sui possessori dei titoli delle banche sono state in alcuni casi drammatiche ed ampiamente riferite dalla stampa nazionale. Attualmente l’Esecutivo sta definendo le procedure ed i requisiti per procedere al rimborso dei risparmiatori danneggiati, con probabili futuri esborsi di denaro pubblico.
La vicenda ha chiarito in modo inequivocabile che le sollecitazioni alle vendite e le pratiche di collocamento dei prodotti finanziari nelle quattro banche commissariate sono avvenute in alcuni casi in modo non conforme a quanto prescritto dalla normativa e dai regolamenti in materia di preventiva acquisizione dei profili di rischio dei risparmiatori, di collocazione dei prodotti finanziari conformi al rischi e di limitazione dei rischi mediante diversificazione del portafoglio della clientela.
I danni reputazionali di tali episodi, costituito dal crollo di fiducia del pubblico, sono stati ingenti ed hanno colpito in modo indifferenziato tutti gli agenti del sistema bancario nazionale.
E’ probabile che il deterioramento del rapporto tra banche e risparmiatori si incrini ancora di più in futuro quando la clientela comprenderà quali potranno essere gli effetti del bail-in sui loro investimenti e risparmi in caso di perdite della loro banca di riferimento.
Le perdite azionarie registrate dalle banche italiane in questi giorni sono state alimentate certamente da operazioni speculative ma risentono anche del mutato clima di fiducia e del continuo rinvio nell’affrontare la grande criticità delle banche italiane, in primo luogo la sottocapitalizzazione e l’eccessivo peso dei crediti deteriorati.
Nelle nuove banche nate a seguito del decreto le reazioni a volte virulente e rabbiose dei risparmiatori danneggiati si sono indirizzate verso i lavoratori, destinatari di accuse, offese, minacce ed anche di un’azione criminale episodica e fortunatamente sventata (la bomba collocata innan-zi alla filiale di S. Giovanni della Nuova Banca Etruria).
I lavoratori, che ‘mettono la faccia’ oggi giorno nelle relazioni con il pubblico, sono, da un lato, la valvola di sfogo di una clientela sempre più diffidente che scarica su di essi le ansie e le paure dovute ad un nuovo quadro normativo per la gestione delle crisi bancarie che impone ai risparmiatori scelte di investimento più consapevoli e, dall’altra, oggetto di pressanti sollecitazioni alla vendita esercitate da capi che mirano a realizzare stratosferici budget concepiti in ‘laboratorio’.
Oggi, noi della Fisac Cgil siamo preoccupati perché a molti colleghi, dipendenti delle quattro banche commissariate, colpevoli solamente di avere ottemperato alle disposizioni aziendali, saranno attribuite responsabilità individuali e patrimoniali.
Alla luce di questi avvenimenti è sempre più necessario distinguere tra bancari e banchieri, evidenziando che le responsabilità delle banche e degli organi di controllo e vigilanza non possono essere scaricate sui lavoratori del credito.
Il rischio reale è che a pagare, economicamente e penalmente, per le folli politiche commerciali adottate dalle banche siano i dipendenti i quali, invece, sono al fianco dei risparmiatori truffati e raggirati, perché come loro stanno subendo le tragiche conseguenze di questo stato di cose.
La FISAC/CGIL è fortemente determinata affinché anche nella nostra azienda mutino le metodologie di vendita, contrastando ogni forma di pressione commerciale indebita
Quello che sta accadendo però, deve essere per noi lavoratori motivo per non sottostare a imposizioni di capi e capetti che, divorati dall’ansia di budget, mirano a vendite spinte e inappropriate al profilo di rischio dei clienti in portafoglio.
Il nostro operato deve essere altamente professionale.
Il rapporto con i clienti deve essere improntato alla massima trasparenza, rispettando le procedure e la normativa interna e quelle leggi (Privacy, Antiriciclaggio, Mifid) la cui puntuale osservanza è a garanzia e a tutela sia del risparmiatore, sia del lavoratore che oggi più che mai opera in un contesto di elevato rischio in termini di responsabilità soggettiva e penale.
Al management vogliamo ricordare che la nostra Costituzione (art. 47) dispone che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”.
La FISAC/CGIL, come sempre, è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori per difendere la loro dignità e il loro posto di lavoro.
Anche il trend macroeconomico degli ultimi anni deve indurci ad essere vigili ed a trovare opportuni correttivi. Le misure di politica economica adottate dalla BCE, da ultimo il quantitative easing, si sono dimostrate, nel migliore dei casi, inefficaci per il rilancio del credito bancario.
La liquidità immessa nel sistema dalla BCE ha avuto effetti modesti nel sostenere la crescita dell’economia reale perché è stata stornata per finanziare operazioni finanziarie in alcuni casi anche speculative, ciò che ha posto e continua porre le condizioni per future ulteriori crisi finanziarie.
La contrazione dell’attività creditizia, fattore primario del rallentamento del ciclo economico in anni di tagli della spesa pubblica, con conseguente erosione degli interessi netti nei conti economici delle banche italiane, ha indotto il sistema bancario a recuperare maggiori proventi spingendo sulla crescita delle commissioni, ciò che di fatto ha intensificato le pressioni commerciali, e sulla contrazione dei costi, in particolare del costo del lavoro.
La soluzione concordata dal Governo con la Commissione Europea per la concorrenza per lo smaltimento dei non perfoming loans dai bilanci bancari, che verrebbero veicolati ad apposite bad banks private con operazioni di cessione garantite in modo oneroso dallo Stato, non ci convince per vari motivi. In primo luogo, le banche dovranno effettuare consistenti svalutazioni dei crediti ceduti nei propri conti economici con conseguente necessità di ricapitalizzare, il che non favorirà certo la ripresa dell’erogazione del credito.
Inoltre, i fondi per gli acquisti dei NPL dovranno essere reperiti sui mercati finanziari internazionali principalmente mediante emissioni di titoli ad alto rischio (i c.d. titoli junior e mezzanine) da collocare presso intermediari specializzati o il pubblico per i quali le società veicolo dovranno corrispondere alti interessi. Infine, il costo della garanzia statale sui titoli senior, imposto dalla commissione UE alla Concorrenza, è molto più elevato di quello ritenuto accettabile dalle banche italiane ed inoltre è crescente rispetto alla durata del titolo ciò che ridurrà gli interessi e, quindi, l’appetibilità di questi strumenti finanziari tra il pubblico.
In un quadro in cui, col sostegno delle politiche nazionali e comunitarie dominate dalle politiche neoliberiste e dall’imperante ideologia di stampo monetarista, il capitale finanziario prosegue nel suo processo di accumulazione a discapito del lavoro e del piccolo risparmio, la Fisac CGIL agirà sempre con forza per la tutela dei diritti dei lavoratori ed a difesa dei risparmiatori, specie quelli piccoli.
A tale proposito segnaliamo due eventi che avranno grande impatto nel definire le linee strategiche della nostra Organizzazione nell’ottica di rilanciare la difesa ed estendere i diritti del lavoro. Il primo appuntamento è la consultazione degli iscritti CGIL sulla Carta dei diritti universali del lavoro, un nuovo Statuto per tutto il mondo del lavoro subordinato ed autonomo, composto da 97 articoli redatti con la collaborazione dei più importanti giuristi italiani.
L’obiettivo ambizioso è far diventare la Carta una legge d’iniziativa popolare per ridare dignità a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici, dopo anni di politiche liberiste che hanno smontato il diritto del lavoro e aumentato la precarietà. Con lo Statuto la Cgil innova gli strumenti normativi preservando quei diritti fondamentali che devono essere riconosciuti ed estesi a tutti, senza distinzione, indipendentemente dalla tipologia lavorativa o contrattuale, perché inderogabili e universali; diritti che vanno dal compenso equo e proporzionato alla libertà di espressione, dal diritto alla sicurezza al diritto al riposo, ma anche alle pari opportunità e alla formazione permanente, un aggiornamento costante di saperi e competenze. Lo Statuto riconosce anche il ruolo della contrattazione collettiva e la determinazione di regole sulla rappresentanza e la democrazia.
Il secondo evento è l’imminente avvio delle Assemblee costitutive dei Coordinamenti aziendali e di Gruppo Intesa Sanpaolo della Fisac Cgil che ridefinirà per il prossimo quadriennio obiettivi, linee strategiche e struttura della nostra organizzazione. Le consultazioni avranno inizio con le prime assemblee di base degli iscritti e delle iscritte che si svolgeranno dal 21 marzo al 8 aprile 2016 e si concluderanno entro il 27 maggio 2016, con l’assemblea centrale costitutiva del coordinamento di Gruppo. Nei prossimi numeri di Spazio Libero aggiorneremo i lettori sul percorso assembleare.