Campania: la mano tesa

Secondo i dati Istat, nel 2015 il 35% delle donne nel mondo ha subito una violenza fisica o sessuale, dal proprio partner o da un’altra persona. Due terzi delle vittime degli omicidi in ambito familiare sono donne.

In Italia, sempre secondo i dati Istat di giugno 2015, il 31,5% delle donne italiane fra i 16 e i 70 anni ha subito, nel corso della propria vita, una violenza, fisica o sessuale (la percentuale è di una donna su tre). Il 12% di queste donne non ha avuto il coraggio o la forza di denunciare la violenza.

Dall’inizio del 2016 ci sono stati circa 60 femminicidi, e le ultime notizie di cronaca ci fanno capire che questo numero è drammaticamente destinato ad aumentare.
L’attenzione mediatica data al fenomeno in questi giorni, le iniziative spontanee nate dai social sono servite certamente a dare evidenza al fenomeno, ad accendere un “faro” sul problema, anche se non sono mancate le polemiche, da parte di chi ritiene inutili iniziative e dibattiti (“che non servono a impedire che le donne siano ammazzate”); di chi sottolinea come i numeri, giusti o sbagliati che siano, sono comunque molto inferiori al numero di morti per incidenti stradali o sul lavoro, e, comunque, inferiori a quelli di altri paesi europei e nel mondo; di chi ricorda che ci sono anche donne che ammazzano uomini.

In realtà, non dobbiamo dimenticare che la violenza sulle donne è soprattutto un problema culturale, che certo non si cancella a colpi di titoli di giornale, né tanto meno si risolve in fretta, ma solo a media e lunga scadenza, lavorando a casa, a scuola, nelle università, nei quartieri, in strada, in ufficio, nelle aziende, nei tribunali: in tutti i luoghi e pertugi possibili, in modo capillare, continuo e indefesso.

Sta a noi tutti, uomini e donne, dimostrare e pretendere rispetto nei confronti di chi è più debole: si tratti di bambini, immigrati o donne. Dobbiamo tutti agire, ogni giorno, a livello individuale – in famiglia, sul lavoro, in ogni momento, luogo e circostanza – per riaffermare e rimarcare il rispetto per la diversità e le scelte individuali, e stigmatizzare ogni comportamento, gesto, parola, che rappresenti una riaffermazione di “possesso” dell’uomo sulla donna.

In tale contesto, sembra scontato, ma non lo è, riaffermare la vicinanza di un’istituzione come il sindacato, e nel caso di specie la Fisac Cgil, a tutte coloro che vivono e combattono con queste difficoltà, ed il nostro impegno, come Esecutivo Donne Fisac Cgil Campania, a promuovere iniziative, raccogliere sollecitazioni, e porre in essere quanto possibile per supportare le donne in difficoltà e combattere ogni tipo di violenza di genere.

Quanto sopra, perché siamo convinte che una mano aperta e tesa sia l’unico modo per rispondere ad un pugno chiuso.

Esecutivo Donne Fisac Cgil Campania

La mano tesa

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