da Repubblica.it – MILANO – Il settore del credito sta attraversando un profondo periodo di cambiamento, che non riguarda solo le difficoltà di bilancio di molti istituti – in Germania, come in Italia – ma anche il modello di business: meno filiali, più web, diverso rapporto con i clienti. Una fase, indagata con una prima puntata dell’inchiesta pubblicata oggi in edicola su Affari&Finanza, che significa in molti casi tagli ai posti di lavoro.
Ing Group, la maggiore società olandese di banca e assicurazione, ha messo sul tavolo il possibile taglio fino a 7.000 posti di lavoro, principalmente in Belgio e Paesi Bassi a fronte di un programma di riduzione di costi di 900 milioni di euro l’anno entro il 2021. In una nota diffusa prima dell’investor day, Ing ha annunciato un investimento massiccio da 800 milioni nei prossimi 5 anni in una continua trasformazione verso il digitale al fine di migliorare ulteriormente l’esperienza del cliente, accelerare la crescita nel numero di clienti e prestiti.
Il ceo Ralph Hamers, che è arrivato alla guida nell’ottobre 2013, sta investendo proprio nella tecnologia al servizio della finanza per ridurre il costo del personale e la struttura delle filiali, cercando di espandersi così oltre il mercato domestico olandese. I margini, nonostante Ing sia stata risparmiata dalle lunghe battaglie legali che hanno accomunato molti competitors, sono depressi in questa fase dai tassi negativi imposti dalle Banche centrali.
L’annuncio segue di pochi giorni quello della tedesca Commerzbank che prevede di lasciare a casa 9.600 dipendenti. Intanto, sempre in Germania, l’altra grande banca chiacchierata in questi giorni – Deutsche Bank – sta procedendo con il suo piano dimagrante. Db sta trattando con i sindacati per raggiungere un accordo sul taglio di mille posti di lavoro, principalmente tra il personale di back-office: come ad esempio nel settore dei servizi informatici. L’istituto di credito con sede a Francoforte a giugno aveva annunciato al consiglio di fabbrica di voler eliminare circa 3.000 posti a tempo pieno, compresi 2.500 posti di lavoro nell’attività clienti privati e commerciali. Ad ottobre 2015 il ceo aveva presentato un piano per eliminare 9.000 posti di lavoro, pari a circa il 9 per cento della forza lavoro globale, tra cui alcune 4.000 posizioni in Germania.