La segretaria generale della Cgil dal novembre del 2010: “Se si punta sulla qualità del lavoro i voucher non sono compatibili, offendono la dignità”
ROMA. “Dopo le parole del presidente Mattarella – dice Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil – l’agenda della politica dovrebbe davvero cambiare. Quello del Presidente è stato un discorso inequivocabile, preciso, sul valore centrale del lavoro nella vita comunitaria; sui giovani e il lavoro. Un discorso a tutto tondo con il lavoro a fare da filo conduttore e non come passaggio di routine. Il lavoro è tornato al centro della politica, per politiche alternative alla pura logica liberista”
Lei al nuovo governo ha chiesto, appunto, discontinuità. Che cosa voleva dire?
“Per esempio ragionare sull’aumento delle risorse da destinare agli investimenti guardando agli effetti che possono determinare sull’occupazione nonché sulla qualità del lavoro. Se si vuole avere una prospettiva, se si vuole investire giustamente su “Industria 4.0″, bisogna puntare sulla qualità del lavoro. Una strada diversa, incompatibile con quella che sostiene i voucher”.
Sui quali Gentiloni ha detto di essere pronto a cambiamenti. Apprezza?
“Se si parla di modifiche vuole dire che non si è ancora capito cosa sta accadendo. Non si tratta di modificare alcune regole, si tratta di farle scomparire perché non solo offendono, come quelle sui voucher, la dignità delle persone, ma creano un precariato ancora più insopportabile di quello che si doveva eliminare”.
Abolire i voucher. Ma lei come retribuirebbe, per esempio, un lavoro occasionale come può essere quello di un commesso di un esercizio commerciale turistico che lavora qualche ora per alcuni giorni?
“Guardi, con tutte le forme di part time già previste; con il lavoro interinale o a somministrazione. Tutte forme contrattuali che esistono da vent’anni a questa parte”.
Dunque per la Cgil che ha promosso il referendum per abolire i buoni lavoro, nessuna mediazione è possibile?
“No, su questo istituto no. Dobbiamo ricomporre le caratteristiche di un rapporto di lavoro perché il lavoro non è merce che si prende sullo scaffale”.
Eppure i voucher, stando ai dati congiunti del ministero del Lavoro, Istat, Inps e Inail, costituiscono lo 0,23 per cento del costo del lavoro; in tutto i voucheristi rappresentano in termini di unità di lavoro equivalenti 47 mila persone. Ci sono molti pensionati e giovani ai primi lavoretti. Sono una parte piccola del mercato del lavoro. Non le pare sproporzionata la vostra battaglia?
“Sono 150 milioni le ore annue che vengono pagate con i voucher”.
Non sono attendibili i dati ufficiali?
“Dico che non ha senso trasformare i voucher in unità di lavoro equivalenti, dico che quando il lavoro stagionale diminuisce e aumentano i voucher c’è più che il fondato sospetto che una parte di quel lavoro sia stato sommerso. Dico, infine, per quanto la cosa potrebbe non essere più di moda, che se anche fosse un fenomeno marginale questo non giustifica un atteggiamento rinunciatario o che i voucher si possano sopportare come un male minore o un danno collaterale. Una cosa è il lavoro di molti studenti per la vendemmia, altro è sostituire rapporti di lavoro con i voucher data la loro progressiva espansione”.
Lei crede che il ministro del Lavoro Poletti dovrebbe dimettersi tanto più dopo le parole del presidente Mattarella sui giovani costretti a lasciare il Paese?
“Il ministro si è espresso in modo ingiustificabile. Ha chiesto scusa. Il problema non sono le dimissioni singole, ciò che va cambiato sono le politiche. A cominciare da quelle per l’occupazione. E bisogna smetterla di dare per scontato che i diritti conquistati negli anni siano da considerarsi privilegi e quindi da negare ai giovani”.
Non le imbarazza – politicamente – ritrovarsi, nel caso di ammissione dei referendum, in compagnia del M5S che ha sempre criticato il sindacato?
“In queste battaglie trasversali non puoi sceglierti gli alleati. Comunque l’imbarazzo dovrebbe averlo uno come Di Maio che sulla vertenza Almaviva ha detto cose insopportabili scambiando le responsabilità dell’azienda per i licenziamenti con quelle del sindacato”.
Photo by HowardLake