La scelta di introdurre nella manovra di correzione dei conti nuove forme di lavoro ‘occasionale‘ dopo l’abrogazione dei voucher decisa solo poche settimane fa dal Governo è inaccettabile ed inquilificabile.
Da mesi la CGIL è in campo per contrastare norme ed idee che in questi anni hanno scelto la strada della svalorizzazione del lavoro e della riduzione dei diritti come modello competitivo.
Questa è una strada sbagliata, che impoverisce il Paese, oltre che il lavoro.
Abbiamo raccolto milioni di firme fra lavoratori e cittadini per chiedere, con la Carta dei Diritti Universali, che il Governo aprisse una discussione e un confronto per un nuovo diritto del lavoro, più inclusivo, più giusto.
Abbiamo sostenuto la Carta con 3 referendum (voucher, appalti, licenziamenti).
La corte ne ha ammessi 2, voucher e appalti, e il Governo aveva indicato la data del voto per il 28 maggio. Successivamente il Governo ha deciso di abrogare le norme in discussione, superando in tal modo l’appuntamento referendario.
Abbiamo plaudito a quella scelta, che per la prima volta dopo molti anni, andava nella direzione giusta, quella della riduzione della precarietà e del riconoscimento del valore del lavoro.
Ora, nella manovra di correzione dei conti, si vogliono reintrodurre le norme sul lavoro occasionale per famiglie e per imprese, senza alcun confronto con il sindacato e senza alcun rispetto della volontà di milioni di cittadini a cui si è impedito di esprimersi con il referendum.
Da mesi abbiamo avanzato delle proposte che guardano in modo particolare al lavoro domestico e alle piccole mansioni. Non e’ accettabile che si usi la propaganda del contrasto al lavoro nero (che i voucher non hanno fatto emergere, anzi hanno legittimato) per introdurre nuove forme di lavoro povero e sottotutelato, in particolare a favore delle imprese, di cui non si sente alcun bisogno.
Non è accettabile che invece di discutere su come contrastare la disoccupazione, aumentare gli investimenti, valorizzare il lavoro, il Parlamento imbrogli i suoi cittadini, facendo rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta.
Non accetteremo – senza contrastarla – una scelta sbagliata nel merito e grave per la democrazia di questo Paese. Continueremo la nostra battaglia per il diritto al lavoro con diritti.
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