Ricordando Falcone

“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini” (G. Falcone). Ogni giorno noi possiamo scegliere se essere quelle gambe. 

da Repubblica.it – Ventisei anni fa Giovanni Falcone vide Napoli per l’ultima volta. Una città, mi racconterà poi sua sorella Maria, che il giudice antimafia amò sin dall’infanzia e visitò sin da ragazzino.

Varcò il vecchio e fascinoso tribunale di Castel Capuano, e parlò nel solenne Salone dei Busti. Come direttore degli affari penali del ministero della Giustizia. In rappresentanza del Guardasigilli, allora, il socialista Claudio Martelli.

Ma come gli era spesso capitato nella sua carriera da fuoriclasse in toga (si narra che durante una istruttoria Michele Greco, il Papa della mafia, si complimentò sinistramente così: “Lei è come Maradona, solo con lo sgambetto si può fermare”), anche in quella mattinata dove si celebrava l’inaugurazione dell’anno giudiziario ad ascoltarlo trovò una platea di colleghi assolutamente scettica.

Di più, piuttosto contraria. Come fu chiaro durante altri interventi che seguirono.

Quella volta, di Falcone, non era piaciuta la sua nuova felice intuizione che andava sotto il nome di Superprocura e che oggi si chiama Direzione nazionale antimafia. Un organismo di coordinamento fondamentale per combattere un fenomeno “organizzato” come quello, appunto, della criminalità “organizzata”.

Ma era nel destino di Giovanni non essere compreso. E, spesso, frainteso. Se non osteggiato. In Italia. Perchè all’estero, e soprattutto negli Usa, era molto ammirato e considerato una risorsa “internazionale” (i migliori investigatori dell’Fbi hanno collaborato alle sue indagini sul traffico di droga).

Tuttavia, nonostante il gelo di chi era lì, con la sua forte personalità, anche quel giorno, era rimasto positivo e aveva trovato il modo di sorridere al cronista che conosceva da tempo durante l’incontro poi avuto con i pm della Procura napoletana.

Pochi magari lo immaginano, ma Falcone sorrideva spesso. Era molto ironico e amava anche stemperare le tensioni con le sue battute.

E quel sorriso, alcune volte amaro, altre ottimista, lo ha accompagnato sino alla fine. Ecco perchè il modo migliore per ricordarlo è con quell’espressione luminosa, ad indicarci la strada della legalità, il valore civile dell’impegno, la coerenza nel perseguire i risultati.

Nel ventiseiesimo anniversario della strage di Capaci il disegnatore Lorenzo Ruggiero lo ritrae proprio così. Perchè, come diceva Giovanni (lo ribadì anche nell’ultima intervista pochi giorni prima di morire), se le idee sono forti, continuano a camminare con le gambe degli altri.

Ricordando Giovanni Falcone Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, Vito, Rocco  e Antonio, assassinati dalla mafia, il #23maggio1992 a #Capaci

 

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