Pop. Bari: dividi e sperpera

1 - Fabi 2 - First Cisl 3 - Fisac Cgil 6 - Uilca 7 - Unisin

C’era grande attesa tra i dipendenti per il comitato filiali del Gruppo BPB tenutosi in un padiglione della Fiera del Levante di Bari nel pomeriggio del passato mercoledì 10 ottobre.
Non solo le centinaia di colleghi venuti da tutt’Italia, ma anche chi è rimasto sul proprio luogo di lavoro aspettava di sentire, direttamente dalle voci dell’alta dirigenza, chiarezza di prospettiva, rassicurazioni, indicazioni operative chiare e magari anche qualche parola di riconoscimento per gli enormi sforzi, lavorativi ed economici, che tutti stanno compiendo in questa esiziale fase della vita della Banca.
E invece no, niente di nuovo, la solita solfa che ormai sentiamo da anni sul fatto che bisogna correre di più, che quello che si è fatto non è mai abbastanza, eccetera eccetera….questa volta però, abbiamo ascoltato affermazioni che riteniamo gravissime e divisive.
Articoli di giornale allarmanti, eventi afflittivi per l’Azienda, associazioni dei consumatori sul piede di guerra, clima di terrore interno…, lavorare e fare risultati in BPB è quotidianamente sempre più difficile e, dietro l’angolo, la trasformazione in società per azioni con tutte le incognite che genera tale scadenza, prevista entro il prossimo dicembre.
Su questi temi scarse o nulle le dichiarazioni, di contro una pignola “costruzione del nemico” esterno ed interno per emendarsi dalle responsabilità di non esser stati capaci di aver dato una identità chiara a quest’azienda chiamata a cambiare, di non aver ancora espresso, concretamente, un modello di azienda definito che sappia a quale tipo di mercato rivolgersi e quali esigenze soddisfare.
Cosa intendiamo per “costruzione del nemico”?
Semplice!
Ripetere senza sosta: “…noi non avremmo voluto trasformarci ma l’Europa, i Governi, i Poteri Forti, gli Organi di Vigilanza ci stanno costringendo…”(nemico esterno).
E ancora: “…i fannulloni, quelli che parlano male della Banca, chi non ci sta….,” (nemico interno).
Peccato che le scelte strategiche siano in capo a chi ha in mano il governo della Banca che, piaccia o no, deve fare impresa nel contesto di mercato, territoriale, normativo, sociale, in cui insiste. Peccato che, l’organizzazione del lavoro e degli strumenti messi a disposizione nei vari punti operativi siano prerogativa del management che invece consente che ognuno si organizzi da sé, a dispetto dell’ordinamento interno – e questo vale per filiali, uffici e centri servizi – .
Troppo complicato.
Più semplice colpevolizzare il personale e tirar su un impianto teso a metter gli uni contro gli altri al fine di avviare una selezione naturale, con un aumento dei controllori e la conseguente riduzione di chi fronteggia una clientela sempre più sfiduciata e refrattaria, aggressiva quando non ostile. Più facile organizzare la caccia all’untore, la caccia alle streghe.

E così ci è toccato ascoltare una lunga sequela di antagonismi costruiti e fomentati ad arte.

La rete versus “l’oligarchia delle scrivanie”, una regione contro l’altra, il “corporate” contro il “retail”, filiali “buone” contro filiali ”cattive”, tutti contro tutti, insomma, stimolati in una cinica gara per la sopravvivenza per poi sentir mirabilmente chiudere gli interventi con un richiamo forte all’unità, alla coesione, rappresentata dal simbolo della fede: la spilletta aziendale!

Surreale, a dir poco surreale.

Null’altro che la rappresentazione plastica dell’incapacità aziendale di riprendersi partendo da quello che è il suo primo patrimonio, il personale.

Patrimonio umano che invece stanno sperperando con la divisione in categorie, i buoni e i cattivi, utilizzando il più retrivo, usuale corredo aziendale fatto di minacce, trasferimenti selvaggi, inopinate chiusure di filiali.

Come anche stanno sperperando il patrimonio economico che i lavoratori e le lavoratrici tutte stanno pagando con la solidarietà difensiva.

Siamo proprio certi che i problemi del Gruppo BPB siano i poteri forti e i, presunti, fannulloni?

Noi siamo convinti di no.

Ognuno si assuma le proprie responsabilità e agisca di conseguenza, chiediamo discontinuità.

Ora siamo in attesa di un fantomatico piano industriale di cui tanti parlano, ma del quale nulla ci è dato sapere.

La coesione potrebbe realizzarsi davvero, ponendo immediatamente fine al clima di terrore, ai trasferimenti selvaggi e alle vessazioni che si perpetrano quotidianamente e fornendo chiarezza di percorso, di risposte, di soluzioni per i dipendenti tutti, per i soci, per i clienti.

La coesione siamo noi ad invocarla invitando tutti e tutte a non lasciarsi trascinare nella trappola della “guerra tra poveri” e a prepararsi ad una fase anche conflittuale.

Bari, lì 24 ottobre 2018

Le Segreterie OdC

lettera aperta 24_10_2018

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