Per dire No al disegno di legge Pillon domani l’Italia scende in 100 piazze
con i centri antiviolenza della rete Di.Re.
L’appuntamento a Roma è in Piazza Madonna di Loreto sabato 10 novembre alle ore 11
Roma, 9 nov – Le donne domani scenderanno in piazza in tutta Italia, da Trieste a Catania.
La Cgil insieme ai centri antiviolenza D.i.Re Donne in rete contro la violenza , associazioni, sindacati, ong, movimenti, comitati cittadini formatasi ad hoc, sarà in piazza per dire NO al disegno di Legge Pillon e chiederne il ritiro, insieme altri 3 disegni di legge sulla stessa materia attualmente in discussione al Senato, che in nome di un’accattivavante bigenitorialità colpisce in modo oscuro i diritti di donne, ma anche dei bambini, che diventano una co-proprietà da gestire.
Una bigenitorialità che equipara le forze economiche dei genitori, ignorando la realta’, fingendo di trovarsi in una societa’ emancipata dove regna la parita’ dei sessi. Mentre i dati ci raccontano una sempre sempre piu’ marcata differenza tra uomini e donne in termini di retribuzioni e occupazione. In Italia lavora una donna su due, e da una ricerca di Bankitalia, scopriamo che le donne hanno in media il 25% di ricchezza in meno, con un divario nelle coppie del 50%.
Le separazioni impoveriscono entrambi i coniugi, ma le donne sono più a rischio povertà, il 40% delle donne sposate sono disoccupate, quelle che lavorano hanno redditi più bassi degli uomini, penalizzate da pregiudizi e dalla maternità, vissuta con come valore sociale, ma come una perdita per le aziende. Nel 2018 dobbiamo ancora scegliere tra lavoro e maternità. Siamo anche un Paese dove, piu’ che in altri, il lavoro domestico e la cura sono affidati prevalentemente alle donne.
Una realta’ molto lontana dal concetto di bigenitorialita’, di cui è astrattamente intriso il ddl Pillon, che privilegia gli uomini e le fasce benestanti fatte di genitori entrambi ricchi, con belle case e con uguale tempo da dedicare ai figli.
L’obiettivo malcelato è quello di comprometttere gravemente i diritti civili conquistati negli ulimi 50 anni. Di ostacolare il divorzio, che sarà accessibile soltanto a donne e uomini con redditi elevati. Di annacquare la violenza maschile, all’origine di molte richieste di separazioni, che ha visto in questi giorni scendere in campo anche l’Onu, con la “profonda preoccupazione” per disposizioni che potrebbero comportare una grave regressione, alimentando la disuguaglianza e la discriminazione basate sul genere, e privando le vittime di violenza domestica di importanti protezione.
Ma il ddl Pillon è soprattutto un attacco alla libertà delle donne, un regolamento di conti verso l’universo femminile, che negli ultimi anni è esploso ovunque come l’unica vera forza progressista non solo in Italia ma nel mondo, contro le discriminazioni. Una forza potente che è uscita dal silenzio, che denuncia, che si riprende la parola e le piazze.
Il ddl Pillon non deve passare, perche’ e’ un chiaro e pericoloso tentativo di riformare il diritto di famiglia a sfavore delle donne e dei figli e perche’ aumenta le disparita’ tra uomini e donne.
Non sentiamo il bisogno di questo ddl che non farebbe altro che aumentare le distanze fra uomini e donne, in un Paese come il nostro, medaglia d’oro in Europa per disuguaglianze, certificate anche dal rapporto Global Gender Gap 2017 del World Economic Forum, che assegna all’Italia l’82esima posizione su 144 per gender gap.
Al senatore Pillon, al Governo diciamo che il ”cambiamento” che ci aspettiamo non è questo ddl, ne’ un pezzo di terra come “premio” per mettere al mondo figli, ma vogliamo un piano straordinario per
l’occupazione delle donne e dei giovani. Vogliamo investimenti, qualità del lavoro, servizi, che permettanto di conciliare vita privata e lavoro.