Esposito (Fisac Cgil): “Banche, digitalizzazione e presenza fisica devono viaggiare insieme. Su Pnrr coinvolgere il credito”

Emanuele Lombardini – da cuoreeconomico.com

La segretaria generale del sindacato bancario-creditizio e assicurativo afferente alla Cgil a CUOREECONOMICO: “La digitalizzazione consente di ridurre il gap col resto d’Europa, ma va accompagnata, perché oltre alla presenza sul territorio si perde anche occupazione. Bene la tassa sugli extraprofitti, vigileremo che le banche non la scarichino su cittadini ed imprese. Il Pnrr penalizza soprattutto il Sud: il settore creditizio può fungere da moltiplicatore degli investimenti nel settore privato e garante della necessaria liquidità al sistema”

Il nuovo rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, con conseguenze pesanti sia nella spesa quotidiana che sui mutui, ormai alle stelle, ma anche e soprattutto l’avanzare della desertificazione bancaria, che cozza con la necessità di una digitalizzazione del settore che velocizzi le pratiche anche nel settore bancario.

CUOREECONOMICO prosegue il suo viaggio e dopo i segretari regionali, chiama a raccolta quelli nazionali del settore bancario e creditizio.

Susy Esposito, segretaria generale della Fisac Cgil disegna il quadro per cittadini ed imprese, alle luce delle ultime recenti decisioni.

L’Italia va verso una desertificazione bancaria inarrestabile, con molte realtà che stanno chiudendo gli sportelli. Quale quadro attendersi da qui ai prossimi mesi? C’è il rischio che il processo di desertificazione coinvolga anche le banche del territorio?

È un processo che ci preoccupa molto e da tempo. Grandi gruppi bancari ma anche il tessuto di medie e piccole Banche Popolari – banche del territorio per definizione – effettuano riorganizzazioni con dismissioni di filiali e sportelli.

Quanto al Credito Cooperativo, al momento, non registriamo la stessa dinamica quanto piuttosto una“razionalizzazione” dell’offerta.

La chiusura di sportelli significa, come più volte da noi denunciato, perdita di presidi sul territorio, di lavoratrici e lavoratori e di servizi per le comunità.

Una riduzione che, soprattutto, incide in aree del paese caratterizzate da piccoli comuni, spesso nel Mezzogiorno, dove un tessuto finanziario solido è funzionale allo sviluppo economico e al contrasto all’illegalità.

 Anche per proporre le nostre analisi e avanzare proposte concrete, con la Cgil terremo a Napoli il 28 e il 29 settembre un’iniziativa per immaginare un nuovo ruolo del sistema finanziario per lo sviluppo del Mezzogiorno”.

La digitalizzazione è un percorso irreversibile, anche nel sistema bancario. L’Italia sconta però un ritardo rispetto ad altri Paesi Ue, che nel corso degli anni hanno avviato percorsi di alfabetizzazione digitale anche per le persone più anziane. Qual è quindi la soluzione al problema?

La soluzione va ricercata nel governare la digitalizzazione, attraverso precise scelte politiche, contemperando il presidio fisico del territorio e, per questa via, il rapporto col cliente.

Come segnala un rapporto Deloitte, in Italia si sta assistendo a una vera e propria trasformazione digitale che permette di ridurre il gap di digitalizzazione del settore bancario rispetto agli altri paesi.

Ma si rischia un prezzo molto alto: meno occupazione e meno presenza sui territori. Siamo pur sempre, col Giappone, il paese più anziano al mondo,stretto tra bassa natalità e forte invecchiamento e abbiamo al contempo una struttura economica fondata su un sistema di piccole imprese che hanno bisogno del rapporto diretto col sistema del credito.

Per queste ragioni crediamo che governo della digitalizzazione, che non è neutra, e presenza sul territorio vadano perseguite parallelamente.

Anzi, occorre proprio un indirizzo politico e un’evoluzione delle relazioni industriali affinché l’innovazione generi migliori condizioni di lavoro, oltre che produttività. Proposta avanzata anche nella piattaforma per il rinnovo del Ccnl con Abi”.

 L’impennata dei mutui dopo gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce stanno mettendo in difficoltà famiglie ed imprese: rate non pagate, fuga verso gli affitti che però a loro volta salgono e soprattutto aumento del ricorso all’usura in particolare per famiglie e Pmi. Un campanello d’allarme molto forte che però sembra inascoltato…

Siamo nel pieno di una tempesta perfetta. Rialzo dei tassi, inflazione che supera la dinamica delle retribuzioni, andamento della domanda di prestiti alle famiglie e alle imprese in frenata.

Al netto delle scelte della Bce, crediamo che serva una politica economica adeguata per sostenere la domanda interna e la crescita del Pil anche attraverso il rinnovo dei contratti. Inoltre bisognerebbe agire sui prezzi attraverso un monitoraggio più stretto, anche per evitare abusi, con un ruolo più attivo delle authority sulle tariffe”.

C’è il rischio che la tassazione degli extraprofitti delle banche si riversi sui cittadini. Qual è la vostra posizione in merito e quali soluzioni proponete?

Da tempo come Cgil sostenevamo la necessità che si operasse una tassazione degli extra-profitti incassati non solo dal sistema bancario.

Noi crediamo che debba esserci, nell’ambito di una riforma fiscale all’insegna dell’equità e dello sviluppo, ovvero opposta a quella nelle intenzioni del governo, una riforma della tassazione sui profitti e gli extra profitti che sia strutturale, improntata alla progressività enunciata nella Costituzione, ed estesa a quelle imprese e a quei settori che stanno macinando risultati record.

Come sindacato, infine, vigileremo perché le banche non utilizzino strumentalmente questa scelta del governo riversando i costi sui cittadinio compromettendo il confronto in corso per il rinnovo del contratto nazionale”.

Vi preoccupa la rimodulazione del Pnrr? Cosa si aspetta il settore?

Ci preoccupa eccome. Più che di rimodulazione si tratta di uno stravolgimento che rischia concretamente di compromettere gli obiettivi strategici del Piano sull’ambiente, sulla conversione ecologica, sul rafforzamento del welfare, sulla riduzione delle diseguaglianze e dei divari territoriali. È un problema di merito ma anche di metodo.

Il tutto sta avvenendo attraverso scelte unilaterali e con la cancellazione del confronto con le parti sociali. Forse non è chiaro a questo governo che il Pnrr non è sua proprietà ma riguarda il Paese e il suo sviluppo. Troppi, soprattutto al Mezzogiorno, gli interventi cancellati con enormi risorse sottratte sugli obiettivi strategici sopra richiamati.

Riteniamo infine fondamentale un coinvolgimento attivo del settore del credito, sul fronte delle competenze che può mettere in campo, come moltiplicatore degli investimenti nel settore privato e garante della necessaria liquidità al sistema”.

Recentemente il summit dei Brics ha detto di voler puntare alla costruzione di una economia alternativa a quella di mercato dominata dagli Usa. Dobbiamo preoccuparci?

In questo caso è bene guardare ai numeri. I Brics rappresentano nel mondo quasi un terzo del Pil mondiale, poco meno della metà della popolazione, oltre il 40 percento della produzione di petrolio e un quarto delle esportazioni.

Ci preoccupa la crescita di un modello dove, tra le altre cose, i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori non sono rispettati. Ma allo stesso tempo registriamo che il modello occidentale ha generato profonde diseguaglianze.

Per questo, sul piano del movimento sindacale internazionale, riteniamo fondamentale una riforma del modello di sviluppo all’insegna dell’equità e della sostenibilità. Sul piano interno, nel nostro Paese, il nostro faro è la Costituzione”. nostra via maestra, come ribadiremo in piazza sabato 7 ottobre a Roma”.

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