PISA: diamo voce al lavoro

PISA: diamo voce al lavoro

Venerdì primo dicembre si è conclusa la seconda giornata del corso dedicato ai delegati e delegate della FISAC PISA sulla tecnica dell’intervista come strumento di ascolto e racconto del mondo del lavoro.

Lo scopo era quello di fornire ai rappresentanti sindacali gli elementi per ascoltare,  trasmettere e diffondere le storie e le testimonianze dei lavoratori bancari, un settore in continua trasformazione ma con vecchi stereotipi. 

Per farlo ci siamo avvalsi della competenza di storici specializzati in storia orale e del lavoro.

Fin dai tempi più antichi la cosiddetta “tradizione orale”ha rappresentato una delle principali forme non basate sulla scrittura  con cui veniva trasmessa la conoscenza insieme alle rappresentazioni figurative prima e “teatrali” dopo. 

L’etimologia stessa della parola “tradizione” deriva dal verbo latino tradere che significa  “trasmettere, consegnare”.

La tradizione orale è stata, fin dall’antichità, il mezzo con cui i fatti e gli avvenimenti di varia tipologia, da quelli storici a quelli di “cronaca” o “di costume” venivano narrati di luogo in luogo e tramandati di generazione in generazione a benefico anche di coloro che non sapevano né leggere e né scrivere. La tradizione orale è stato insomma il primo “mass media” inclusivo dell’umanità.

In tale filone si inseriscono le figure degli aedi dell’antica Grecia, le storie alla base delle rappresentazioni della commedia dell’arte nel medioevo fino ai cantastorie che potevamo trovare nelle feste e fiere paesane almeno fino alla metà del secolo scorso.

La Storia Orale è un metodo storiografico moderno che si richiama alla tradizione orale in quanto si basa appunto su fonti orali ossia sulla raccolta di testimonianze tramite lo strumento dell’intervista.

L’opera di numerosi autori del mondo antico a partire dalla narrazione erodotea e dell’Età medievale in specie si era basata sulla storia orale. Tale metodologia fu abbandonata nell’epoca moderna specialmente nel corso del 19° secolo quando le ricerche degli storici erano giudicate attendibili ed oggettive dal punti di vista scientifico solo e soltanto se fondate sulla documentazione scritta. Sulla base di questo principio“ortodosso” le fonti orali furono abbandonate come fondamento dell’attività storiografia in quanto ritenute non oggettive e di conseguenza inattendibili.

Solo nei primi decenni del Novecento ed in particolare a partire dagli anni Trenta con la rivoluzione storiografica operata dalla scuola francese delle Annales è stato recuperato il valore e l’importanza scientifica della Storia Orale come metodo storiografico basato sull’uso sistematico della fonte orale (intervista, testimonianza).

Nel corso dei successivi decenni, la riscoperta della Storia Orale si è sviluppato in una una prospettiva dichiaratamente multidisciplinare (storiografica, antropologica, linguistica ecc.) e, a partire dagli anni Settanta, ha permesso attraverso molti studi di fare emergere e dare dignità storiografica a molti fatti e avvenimenti come, ad esempio, quelli sulle classi popolari del mondo anglosassone, sulla storia e sulle lotte delle donne, su aspetti e momenti della Seconda guerra mondiale e della Resistenza italiana ecc. dando così un significativo contributo alla conoscenza sociale e storica dei mondi “senza scrittura”.

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