Acconti Irpef 2025: la Cgil denuncia una nuova penalizzazione per lavoratori e pensionati

Un effetto collaterale della riforma Irpef 2023

Roma, 21 marzo 2025 – La riforma dell’Irpef introdotta dal D.Lgs. n. 216/2023, noto come Primo modulo di riforma dell’Irpef, avrà un impatto significativo sugli acconti Irpef 2025 e sull’Acconto Addizionale Comunale. È l’allarme lanciato da Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, e Monica Iviglia, presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil.

Le vecchie aliquote ancora usate per calcolare gli acconti

Secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 4 del decreto, per il calcolo degli acconti relativi ai periodi d’imposta 2024 e 2025 si continueranno ad applicare aliquote e detrazioni non più in vigore dal 2024, ovvero:

  • Aliquote Irpef al 23%, 25%, 35% e 43%
  • Detrazione per redditi da lavoro dipendente pari a € 1.880

Questo metodo si basa su parametri ormai superati, e risulta disequilibrato rispetto alle nuove aliquote Irpef introdotte dal 2024.

Le conseguenze per i lavoratori dipendenti

Ferrari e Iviglia spiegano come questa norma colpisca duramente anche chi ha un’unica fonte di reddito da lavoro dipendente. Anche con una CU conguagliata e detrazioni regolarmente applicate, i contribuenti si vedranno costretti a versare un acconto Irpef 2025 che non sarebbe dovuto se si applicassero le aliquote attuali.

Esempio concreto:

“In una delle dichiarazioni esaminate – affermano i rappresentanti della Cgil – un contribuente con diritto a un rimborso di 165 euro si trova invece a dover versare un acconto di 95 euro. Somma che verrà forse restituita con la dichiarazione 2026, ma che rappresenta un anticipo non giustificato.”

Anche chi è esonerato dovrà pagare

Ulteriore paradosso: anche i soggetti normalmente esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi (come i lavoratori dipendenti con reddito annuo superiore a 8.500 euro) saranno costretti a presentare il modello 730 e pagare un acconto Irpef.

Un passaggio quasi obbligato, in molti casi, per ottenere un mutuo o accedere ad altri servizi bancari.

La richiesta della Cgil: “Il Governo intervenga subito”

“Siamo di fronte a un’ingiustizia fiscale che colpisce ancora una volta chi paga le tasse fino all’ultimo centesimo: lavoratori e pensionati”, dichiarano Ferrari e Iviglia. “Con questo meccanismo lo Stato anticipa entrate non dovute, creando un effetto illusorio: si annuncia il taglio delle tasse, ma si incassa secondo le regole precedenti.”

La Cgil chiede un intervento immediato del Governo, utilizzando il primo veicolo legislativo disponibile, per correggere una norma che appare contraria a principi di equità fiscale e che rischia di aggravare la pressione sui redditi fissi.

Vai all’articolo di CGIL.it


Acconti Irpef 2025: passo indietro del Governo, la pressione della CGIL dà i primi risultati

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