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Dashboard, Pipeline, Monitoraggio: stesso copione, stessa pressione!
Sembra che giocare con le parole sia diventata la nuova moda nel settore commerciale: termini come dashboard, pipeline, verifica dell’agenda degli appuntamenti, tenere il ritmo sono tutti sinonimi di una sola parola: “monitoraggio“. La differenza sta solo nella frequenza: mensile, settimanale o giornaliera. Più questa cadenza è stretta, più si ha l’impressione che si tratti solo delle solite, vecchie, frustranti e spesso inutili pressioni commerciali.
Un linguaggio comune che dimostra come queste pressioni non siano solo frutto delle iniziative di pochi, ma di un sistema che tende a scaricare sui lavoratori la responsabilità di risultati sempre più difficili da raggiungere. I nostri colleghi sono esausti.
Le continue pressioni commerciali stanno creando un clima di lavoro sempre più difficile con il rischio di esporre i dipendenti a rischi operativi crescenti; quelli che rimangono ancora poco chiari e non adeguati sono i riconoscimenti economici.
Invece di puntare all’efficienza, a un’organizzazione del lavoro sostenibile, a organici adeguati e a una formazione che aiuti davvero i dipendenti a lavorare bene (e non solo tanto), l’azienda utilizza la solita arma a costo zero per raggiungere obiettivi che, in realtà, di sfidante hanno solo la capacità di sopportazione di colleghi e colleghe.
Quello che in tutto questo manca è la motivazione per chi lavora ogni giorno in prima linea.
L’azienda ha ben chiari i propri progetti industriali futuri, ma cosa offre ai lavoratori e alle lavoratrici? Il senso di responsabilità attribuito ai dipendenti negli ultimi anni è ormai abusato e va definitivamente messo in discussione:
•sono stati responsabili nei sacrifici economici degli anni della crisi;
• sono responsabili nei confronti dei clienti;
• sono responsabili nello svolgere al meglio il loro lavoro “nonostante tutto”.
Ma così come non sono stati i responsabili della crisi aziendale, ora non può essere scaricata su di loro la responsabilità del futuro della banca sul mercato.
Un ambiente di lavoro positivo, basato su condivisione, supporto e fiducia, che riconosca in modo concreto e tangibile il buon lavoro di tutti, non dovrebbe essere solo una responsabilità della banca, ma una vera e propria priorità. Quello che invece succede è che all’aumento delle pressioni commerciali, le certezze per i dipendenti si riducono. Tra bonus pool poco chiari, discrezionali e non ben definiti, crescita professionale non accompagnata da adeguato riconoscimento economico e premi aziendali irrisori, l’insoddisfazione è sempre più crescente e le loro “ambition” sembrano svanire nel nulla.
Per questo ancora una volta ricordiamo ai vertici aziendali che il “ritmo” è piacevole e sostenibile solo se l’orchestra suona all’unisono, con tempi, strumenti e modi adeguati.
R.S.A. BANCA MPS VERONA – T.A.A.