
Audizione preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2026-28. Testimonianza del Vice Capo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone.
1. Una manovra che non riduce le disuguaglianze
L’audizione evidenzia che la manovra ha effetti contenuti sul deficit, ma anche un impatto limitato sulla crescita e sulla redistribuzione.
«La manovra … ha effetti trascurabili sull’indebitamento netto nel 2026, mentre amplia moderatamente il disavanzo … nel biennio 2027-28.»
La Banca d’Italia riconosce un impianto sostanzialmente neutro dal punto di vista redistributivo, cioè che non modifica la disuguaglianza del reddito disponibile tra le famiglie.
Per un sindacato, questo è un punto debole: significa che non vi è una vera politica di riequilibrio sociale.
2. La riduzione dell’Irpef premia i redditi medio-alti
La riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% (circa 3 mld di minori entrate) avvantaggia soprattutto i redditi oltre i 28.000 euro, con benefici crescenti fino a 440 euro per chi supera i 50.000 euro.
«La riduzione dell’aliquota … favorisce i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione.»
Gli sgravi fiscali premiano chi guadagna di più, mentre le fasce deboli — lavoratori precari, part-time, pensionati con redditi modesti — non ricevono benefici equivalenti.
Si tratta di una misura regressiva, non coerente con l’obiettivo di sostenere i redditi più bassi.
3. Modifiche all’ISEE: rischio di favorire i proprietari rispetto agli affittuari
La manovra prevede l’aumento della franchigia sulla prima casa nell’ISEE da 52.500 a 91.500 euro, con conseguente abbassamento dell’indicatore.
«Aumentando la franchigia per la prima casa si dà meno peso al vantaggio che ha, a parità di reddito, chi possiede l’abitazione di residenza rispetto a chi è in affitto.»
La Banca d’Italia invita alla parsimonia in questo tipo di revisioni.
Emerge il rischio che le famiglie in affitto — spesso le più fragili — risultino penalizzate, mentre chi ha proprietà goda di ulteriori agevolazioni. Inoltre, vengono citate come potenzialmente sfavorite «le famiglie più giovani e quelle di cittadinanza straniera».
Sono proprio i segmenti sociali che un sindacato considera prioritari per le politiche di inclusione.
4. Misure salariali parziali e a tempo
La detassazione dei premi contrattuali e degli aumenti salariali (aliquota 5% per redditi fino a 28.000 €) riguarda una platea ristretta di lavoratori.
«La platea di beneficiari è circoscritta e vi sono incertezze circa le modalità di attuazione.»
Si tratta di una misura una tantum, priva di carattere strutturale. Un vero sostegno al potere d’acquisto richiederebbe una politica di rinnovo dei contratti collettivi e un intervento stabile sul cuneo fiscale, non agevolazioni temporanee.
5. Spesa sanitaria: un aumento ancora insufficiente
L’aumento previsto di circa 2,6 miliardi l’anno è giudicato dalla Banca d’Italia un passo avanti, ma modesto rispetto ai bisogni.
La sanità pubblica continua a soffrire di sottofinanziamento, aggravato dalla crescita dei costi e dalla carenza di personale. Il rischio è che aumentino le diseguaglianze territoriali e di accesso ai servizi.
6. Pensioni: nessuna inversione strutturale
Le modifiche previdenziali aumentano la spesa nel breve periodo ma non affrontano il problema di fondo della sostenibilità sociale del sistema.
«La spesa pensionistica … è in Italia ancora la più alta in Europa (15,6% del PIL nel 2022).»
La CGIL insisterebbe sulla necessità di tutelare i lavoratori con carriere discontinue o faticose, più che sul contenimento numerico della spesa.
7. Le imprese: incentivi che rischiano di escludere i più deboli
Gli incentivi agli investimenti (circa 2,3 mld annui) sono calibrati su chi ha utile fiscale sufficiente.
«I benefici sarebbero più incerti per le imprese in perdita o con utili non sufficientemente ampi, come quelle giovani o in forte crescita.»
Le piccole e nuove imprese — spesso quelle che creano occupazione di qualità nei territori — restino penalizzate, mentre le aziende più solide beneficiano pienamente della misura.
8. Tassazione di banche e assicurazioni: misura temporanea
La manovra include prelievi su intermediari finanziari e assicurazioni per circa 3 mld l’anno, ma non si tratta di una redistribuzione stabile.
«Si tratta di interventi temporanei e di anticipazioni di gettito piuttosto che di riduzione strutturale.»
Dal punto di vista sindacale, questo significa mancata equità fiscale strutturale: servirebbe invece un contributo permanente dei grandi profitti finanziari e industriali per finanziare welfare e servizi pubblici.
9. Conclusione: una manovra poco sociale
Il documento della Banca d’Italia, conferma una linea di politica economica prudente ma socialmente debole.
-
Non aumenta la progressività del sistema fiscale.
-
Non rafforza in modo strutturale salari, welfare e sanità.
-
Mantiene squilibri generazionali e territoriali.
Scarica il testo dell’audizione
Assemblea Generale CGIL Firenze – Sciopero Generale 12 Dicembre 2025