Fideuram: ESG sta per Socialmente Responsabili

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Prese da un lato dalle onde oceaniche che salgono per il riscaldamento globale, dall’altro dalle masse in movimento nelle piazze di Friday-For-Future, le banche propongono sempre più frequentemente ai propri clienti investimenti sostenibili secondo i “criteri Esg” (che riguardano gli aspetti ambientali, sociali e di governance). Si tratta di investimenti in prodotti e soluzioni in capo a soggetti che applicano una politica di investimento sostenibile e responsabile alla gestione dell’insieme delle proprie attività finanziarie, basandosi sul presupposto che gli emittenti (in particolare, le imprese) che incorporano le questioni Esg nelle proprie scelte di business abbiano più probabilità di successo, a parità di altre condizioni, di quelli che non lo fanno e che quindi generino maggior valore per gli azionisti, in un determinato arco temporale.

Anche nella semestrale di Divisione Private dello scorso 3/12 abbiamo ascoltato da parte aziendale che l’opzione Esg è divenuta strategica, riguarda tutte le società di gestione e tutte le banche, preannunciando per il 2020 la volontà di indirizzare – in modo sistematico – nel verso della responsabilità e della sostenibilità gli investimenti, i prodotti, le attività ed i processi.

E’ una scelta di opportunità o una scelta autentica? Deve essere una scelta autentica, che coinvolge tutti per la loro quota di responsabilità. Che vuol dire orientarsi a criteri ESG? Ce lo dice ad esempio il Forum per la Finanza Sostenibile, di cui fanno parte tutti, nel senso di proprio tutti (banche, società di gestione, associazioni, sindacati, enti di ricerca, eccetera…)

Quindi “rispetto dei diritti dei lavoratori”, dice il Forum. E difatti, concretamente, ce lo ricordano i lavoratori, i cittadini. Durante la trasmissione dello scorso 20 settembre “Filo Diretto”, su Radio Radicale, con il Segretario Generale della Fisac CGIL Giuliano Calcagni, in cui si risponde in diretta alle domande di chi telefona, un ascoltatore è intervenuto dicendo che il problema è che nelle banche si deve tutelare coloro – operai, tecnici, addetti vari – che senza essere dipendenti nelle banche nelle banche però ci lavorano. Al riguardo, sempre Calcagni su Milano Finanza nei mesi scorsi: “La questione degli appalti è centrale: le banche devono predisporre un codice che imponga alle aziende appaltatrici di rispettare i contratti nazionali e le normative di settore. Altrimenti, l’esternalizzazione dei servizi si trasforma in una compressione dei diritti.”

E nella piattaforma sindacale di rinnovo del CCNL ABI questo tema c’è. Si vedrà nell’esito della trattativa in corso quale sarà la disponibilità delle banche ad impegnarsi su questo punto. Serve concretezza, non bastano più parole spese nei tavoli dei seminari. Le banche stesse, prima di proporre investimenti socialmente responsabili, devono dimostrarsi responsabili.

18 dicembre 2019

Fisac Cgil Divisione Private Gruppo ISP

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