Tra gli anni 2019 e 2022 si è assistito ad un significativo aumento delle Segnalazioni di operazioni sospette relative ai Virtual asset, passando da 732 a 5mila Segnalazioni, indicando, così, una anomalia sulla circolarità e l’origine delle cripto valute, associate sempre più a frodi a danno di Aziende, tramite ransomware, tipo di malware che limita l’accesso al dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione.
L’Unità di informazione finanziaria da tempo tiene sotto osservazione il fenomeno, evidenziando nell’ultimo Rapporto una crescente diffusione del fenomeno a danno di Agenzie governative e di Imprese private, con un frequente ricorso a valute virtuali nel pagamento del riscatto, motivato dalle caratteristiche di tali strumenti che ne rendono più difficoltosa la tracciabilità rispetto ai mezzi di pagamento tradizionali.
Il Gafi (Gruppo di azione finanziaria, fondato nel 1989 a Parigi) ha programmato tutta una serie di azioni, da far adottare ai Paesi aderenti, per contrastare il riciclaggio associato ai ransomware.
Tali azioni prevedono lo sviluppo delle cooperazioni internazionali già presenti, vista la natura transnazionale degli attacchi cyber e delle relative operazioni di riciclaggio.
Il problema, purtroppo, è la differenza delle Normative tra i singoli Paesi, che consente agli Hacker la possibilità di riscuotere i riscatti in cripto valute e di trasferirli in Vasp (Virtual asset service provider) esteri, posizionati in Paesi privi di Unità antiriciclaggio.
Ricordiamo che le cripto valute spesso finiscono in un vortice di conversioni in altre monete virtuali, passando da Vasp in Vasp e monetizzate all’estero.