Introduzione
Torna all’indice – Da questo numero iniziamo una riflessione sul nesso virtuoso che dovrebbe esserci tra credito e sviluppo economico. Proviamo a farlo partendo dal nostro particolare punto di osservazione, che è quello di una regione meridionale. Con questa chiave di lettura abbiamo scelto il materiale su cui lavorare. Quando pensiamo alla buona finanza nel nostro dibattito interno, la definiamo come la finanza legata all’economia reale e non alla finanziarizzazione dell’economia. Ed è giusto. Ma è sufficiente questo concetto o bisogna andare oltre per fare un’analisi approfondita in linea con le principali tendenze economiche in atto?
Abbiamo cercato di mettere a fuoco i punti di forza e di debolezza dell’economia meridionale, operazione necessaria perché a volte si rischia di fare delle generalizzazioni mentre la realtà è fatta di chiaroscuri. Abbiamo seguito il filone dell’innovazione, perché in un’economia globalizzata è il fattore principale per competere assicurando nel contempo salari dignitosi e buone condizioni di lavoro. Si devono combinare in questo campo centri di formazione che fanno ricerca con un tessuto imprenditoriale che sappia valorizzarne i risultati. Il sistema della ricerca e della formazione meridionale è di qualità e lo dimostra il successo di tanti ricercatori meridionali a livello internazionale. Un altro elemento positivo è la crescita delle start up innovative, superiore al dato nazionale (22% vs 13%). Mentre un forte limite rimane quello del trasferimento tecnologico alle aziende e della scarsa capacità di fare sistema da parte delle imprese meridionali.
Nel mezzogiorno ci sono filiere in grado di competere ed innovare. Si tratta dei settori automotive/agroalimentare/abbigliamento-moda/bio-farmaceutico. Ci sono inoltre diversi poli tecnologici e sono in crescita gli spin off universitari.
Uno dei possibili percorsi di crescita delineati dalla ricerca che abbiamo analizzato nell’articolo che segue è legato alla bioeconomia. Il mezzogiorno presenta infatti un possibile vantaggio competitivo legato all’esistenza di un grosso potenziale rinnovabile. Questo percorso non è un ritorno alla vita bucolica, ma richiede un aumento sensibile del tasso di innovazione della struttura produttiva meridionale, a partire dai nuovi materiali e dall’economia circolare. La reingegnerizzazione dei sistemi produttivi mettendo in primo piano l’ambiente e la valorizzazione delle risorse naturali potrebbe consentire al mezzogiorno, secondo alcune ricerche, di colmare gran parte del gap rispetto al resto d’Italia.
A questo punto torniamo al quesito iniziale. Come può essere declinata la buona finanza rispetto ai punti di forza e di debolezza della struttura produttiva del mezzogiorno?
Ci sarebbe bisogno di un sistema finanziario che partendo dai punti di forza del sud, provi a generalizzarli. Magari entrando nel capitale delle start up innovative per favorirne la crescita o comunque indirizzando i flussi finanziari verso l’innovazione. In quest’ottica ci sarebbe bisogno di finanza straordinaria e servizi finanziari innovativi, oltre che della classica banca commerciale. Nell’articolo che segue troverete molteplici spunti di riflessione sull’argomento.